Prendersi un periodo di ‘stop’ sembra essere un’esigenza sempre più sentita tra il personale docente, soprattutto a fronte del pericolo di ‘burnout‘ a cui sembrano essere sempre più soggetti questi lavoratori della scuola. L’anno sabbatico diventa così la soluzione per fermarsi, ricaricarsi e mantenere al contempo il posto di lavoro. Viene però fatto rientrare nell’aspettativa non retribuita, non permettendo di percepire alcuno stipendio per tutta la durata della richiesta, con un’eccezione: nella provincia autonoma di Bolzano è prevista la retribuzione all’80%. “Perchè non estendere questa previsione anche nel resto d’Italia?” L’interrogativo posto da Marcello Pacifico (Anief).
Anno sabbatico, come funziona a Bolzano?
L’anno sabbatico è riconosciuto come vero e proprio diritto retribuito a Bolzano. In pratica funziona come un’aspettativa retribuita, purchè vengano rispettate alcune condizioni, tra cui quella di avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato. In ciò si distingue dal resto d’Italia, in cui l’anno sabbatico non è retribuito e può comunque essere richiesto anche dai supplenti con contratto a tempo determinato (31 agosto o 30 giugno).
L’anno sabbatico a Bolzano può così essere riassunto:
- si articola in un periodo di 5 anni;
- é concesso solamente al personale docente ed equiparato con un rapporto di lavoro a tempo indeterminato ed orario a tempo pieno;
- nell’ambito del singolo anno formativo é ammesso a fruire del periodo di riposo fino al 5 per cento del contingente di personale docente a tempo pieno della rispettiva area/ripartizione;
- è previsto l’80% dello stipendio per il quinquennio;
- la domanda per la fruizione dell’anno sabbatico deve essere presentata entro le ore 12.00 del 31 marzo di ogni anno alla rispettiva direzione scolastica o di scuola dell’infanzia.
Nelle scorse ore Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha posto l’attenzione sulla tematica con un post su Facebook, ritenendo che nonostante la provincia autonoma di Bolzano goda dello statuto speciale, l’anno sabbatico retribuito potrebbe essere esteso anche al resto degli insegnanti italiani introducendo un’apposita previsione nel CCNL. L’idea sembra ricevere consensi da parte del personale docente.