Docente
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Una docente abilitata per la classe di concorso A065, Teoria e Tecnica della Comunicazione, ha concluso il 21 giugno 2024 il percorso abilitante da 30 CFU presso l’Università di Macerata. Con lei altri 30 colleghi provenienti da tutta Italia. Hanno frequentato un corso intensivo e coinvolgente, con lezioni giornaliere, laboratori e seminari programmati anche nei weekend. Ci ha inviato una lettera aperta in cui chiede la possibilità di insegnare la propria disciplina.

La situazione attuale e la sfida della cattedra

Nella lettera della docente si spiega come attualmente, in Italia ci sono circa 60 docenti abilitati per la classe di concorso A065. Il percorso da 30 CFU è stato attivato solo presso l’Università di Macerata e l’Università della Calabria. Questi insegnanti possono essere considerati una “rarità”, docenti di nicchia per una disciplina cruciale in una società come quella attuale. In un’epoca in cui le giovani generazioni comunicano prevalentemente attraverso dispositivi di realtà aumentata e virtuale, e spesso preferiscono esplorare nuove realtà con i nuovi media piuttosto che il face to face, la loro specializzazione diventa sempre più rilevante.

Sarebbe auspicabile che questi docenti abilitati A065 possano presto avere una cattedra e un ruolo all’interno delle aule per garantire agli studenti una conoscenza approfondita del vasto mondo della comunicazione. Tuttavia, la realtà attuale è diversa. La Teoria della Comunicazione è una disciplina menzionata nelle Indicazioni Nazionali solo negli Istituti Tecnici, indirizzo Grafica e Comunicazione, per sole 5 ore settimanali nel secondo biennio. Spesso, queste ore vengono assegnate ad altre classi di concorso, come la A018.

Appello alle Istituzioni

Si appellano quindi al Regolamento dell’Autonomia Scolastica (nota prot. 721 del 22 giugno 2006 e D.M. 47 del 13 giugno 2006), che consente alle istituzioni scolastiche di modificare il monte ore annuale delle discipline fino al 20% o di introdurre nuove discipline nei percorsi didattici di altri indirizzi di studio. Chiedono la possibilità di insegnare la loro disciplina, per la quale hanno investito migliaia di euro e in cui credono fermamente.