La prof.ssa Benedetta Ornella Fontana, docente di lettere e giornalista, è autrice del libro “Amor di classe”. Il testo rappresenta una vera e propria guida all’ingresso in classe per i nuovi docenti, analizzando l’ambiente didattico e proponendo alcune strategie per promuovere la collaborazione e l’inclusione, basandosi su ascolto empatico e fiducia.
La prof.ssa Fontana: “La strategia migliore è essere sempre in ascolto. I social? Una nuova forma di comunicazione”
Come è nata l’idea di “Amor di classe?”
Amor di Classe è saltata fuori dal confronto con i colleghi, grazie al meraviglioso rapporto instaurato con gli alunni, alla mia prima esperienza in un Istituto Tecnico. Non ci sono differenze tra gli indirizzi: applicando una serie di accorgimenti umani, è possibile portare avanti un clima di serenità ed equilibrio. È il rapporto umano che deve andare oltre quello squisitamente didattico. Proprio da queste considerazioni nasce una sorta di manuale in grado di riepilogare alcune strategie per creare un clima di classe tranquillo.
Quali sono, appunto, le strategie migliori da adottare per creare un ambiente di apprendimento favorevole?
Essere sempre in ascolto. Quando si spiega qualcosa o si introduce un nuovo argomento, gli alunni possono porre delle domande non contestualizzate. Nonostante ciò, queste possono offrire degli spunti per ampliare il discorso e a poco a poco attualizzare quello di cui si sta parlando. Partire dalla trasmissione di un sapere per poi applicarlo alla contemporaneità, in quello che vivono loro, che fanno al di fuori della scuola, è importantissimo.
Lei ha una pagina Instagram, “Amor di lettere”, seguita da oltre 11mila followers. Social e tecnologie, minacce e opportunità: qual è il pensiero della prof.ssa Fontana?
Io sono favorevole all’utilizzo dei social e delle tecnologie, seppur con i giusti limiti. Se usati con criterio, permettono di arrivare a chiunque. Sono una nuova forma di comunicazione. Anche la radio o la televisione, al tempo, erano visti in un certo modo rispetto alla carta stampata o ai libri, però bisogna adeguarsi ai nuovi mezzi. I social permettono di parlare di poesia, di letteratura, di storia e di raggiungere un pubblico che aveva quasi dimenticato di leggere certe pagine o vivere alcuni avvenimenti storici. Ovviamente va tutto adeguato ad un linguaggio attuale. È dunque anche un esercizio di comunicazione e di divulgazione.
Insegnare rimane la professione più bella del mondo
Quali tecniche consentono di appassionare i giovanissimi alla poesia e alla letteratura?
Quando entro in classe, richiedo ai miei alunni un’attenzione pari a 15 minuti. E gli studenti rimangono stupiti, considerato il tempo canonico di un’ora a disposizione. Il cervello umano, trascorso un certo periodo, riduce la soglia di attenzione. In quel lasso di tempo cerco di trasmettere più conoscenza e sapere possibile, cercando di raccontare tutto come una favola, provando a innescare in loro delle curiosità o delle particolarità.
Trascorso questo quarto d’ora, ricevere delle domande è già un successo, perché significa che si sono interessati. Spiego loro gli autori e la letteratura come se raccontassi qualcosa che può cambiare la loro vita, conoscendoli e conducendoli a comprendere i motivi per cui gli scrittori hanno prodotto alcuni ragionamenti, o perché hanno scritto alcuni testi. In questo modo si può avere un concetto diverso della vita. Attualizzare la letteratura, la poesia o la storia di un tempo è la chiave per suscitare interesse, che è la cosa più importante.
Quali sono i riferimenti letterari della prof.ssa Fontana?
Sono cresciuta con la lettura di Pavese e, nell’ambito della letteratura statunitense, con Hemingway. Anche se non piace molto agli studenti, cerco sempre di presentare in un certo modo Manzoni. In classe, negli anni, è spesso trattato “scolasticamente”; al contrario, rappresenta tutta la nostra esistenza umana. Sono inoltre molto legata alla letteratura medievale: nessuno scrittore può prescindere da Dante e Petrarca.
“Innamorarsi ogni giorno dell’insegnamento” è il sottotitolo del libro: è ancora possibile, nonostante tantissime condizioni avverse, tra precariato e stipendi che faticano a reggere l’aumento dell’inflazione?
È la professione più bella del mondo. Andare in classe, parlare agli studenti, cercare di aiutare a crescere le menti giovani del futuro: il prezzo da pagare è lottare. Ogni giorno affronto la precarietà con il sorriso e con il benessere, felice di incontrare i miei studenti.