Immissioni in ruolo docenti per l’anno scolastico 2023/24, non solo mancanza di candidati ma anche tante rinunce. Sulle circa 10mila cattedre rimaste scoperte (su oltre 50mila posti autorizzati dal MEF), molte di queste sono rappresentate da rinunce da parte degli aspiranti. A pesare non poco su questa scelta, il costo della vita che continua ad aumentare e l’assoluta inadeguatezza degli stipendi.
Immissioni in ruolo docenti 2023/24, stipendi troppo bassi per il costo della vita tra i motivi delle tante rinunce
Le regioni del Nord, naturalmente, la fanno da padrone per quanto riguarda le rinunce. In Lombardia, come riporta l’edizione odierna del quotidiano economico ‘Italia Oggi’ (martedì 12 settembre), più del 27 per cento delle mancate assegnazioni delle cattedre (970 su 3500 circa) sono da imputare a rinunce. Su 11.654 assunzioni autorizzate, al 31 agosto scorso la regione lombarda era riuscita a coprirne solamente 8.100. All’8 settembre, risultavano a sistema una cinquantina di ulteriori assegnazioni in meno: ciò significa che diversi docenti non si sono presentati per la presa di servizio del 1° settembre.
Le rinunce hanno pesato moltissimo anche sulla procedura di conferimento delle supplenze
La rinuncia, oltre a rallentare le operazioni, non sempre arriva in tempo utile. Il fatto di non aver comunicato la rinuncia in maniera tempestiva, ha influito anche sulla procedura informatizzata di conferimento delle supplenze. Infatti, si sono verificati i casi in cui un posto risultava occupato in un turno di nomina, per poi liberarsi successivamente proprio a seguito di una rinuncia. Il problema (grave) è quel posto ‘occupato’ ha impedito ad un aspirante supplente di vedersi assegnare la cattedra. Così, quando quella cattedra si rende poi disponibile, l’algoritmo provvede ad assegnarla a un candidato che è collocato in posizione più bassa in graduatoria e con minor punteggio.
Talvolta, però, un docente decide di rinunciare all’assunzione in quanto è stato già immesso in ruolo per una classe di concorso diversa: il problema è che la procedura informatizzata per l’attribuzione degli incarichi a tempo determinato opera in maniera indipendente rispetto a quella delle immissioni in ruolo. Un problema che più volte è stato segnalato ma che non è stato ancora risolto.