Assunzioni, tra l'UE e il Ministro Valditara
Assunzioni, tra l'UE e il Ministro Valditara

Da tempo i docenti precari si sentono ripetere: “Ce lo chiede l’Europa”. Stiamo parlando di assunzioni e di procedure di reclutamento. E di accordo con l’UE si è iniziato a parlare con l’avvio dei concorsi del PNRR. Inutile dire come non adempiere, oggi, a quanto pattuito sarebbe controproducente per l’Italia, che si ritroverebbe a perdere tutti i fondi. Eppure qualcosa non torna, anche dopo la notizia del deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia Europea per abuso di contratti a termine. Senza contare che da mesi è rispuntata l’ipotesi del doppio canale di reclutamento, sulla cui tematica sembra essere in corso un’interlocuzione proprio con Bruxelles. Ma come stanno quindi le cose? Da un lato l’Europa attiva una procedura d’infrazione, considerando illegittime le modalità con cui si reiterano i contratti dei precari nella Pubblica Amministrazione ( e dunque anche nel comparto scolastico) e dall’altro obbliga la scuola italiana ad assumere solo tramite concorso (con tutte le criticità annesse dal primo concorso PNRR ancora in svolgimento). Un articolo de Il Fatto Quotidiano riporta una risposta dell’UE che alimenta ulteriore confusione, senza capire dove risieda la verità. Vediamo i dettagli.

Un breve riepilogo della situazione odierna

L’anno scolastico è iniziato tra i ritardi del primo concorso PNRR e la solita problematica del precariato, alimentato ulteriormente dalla girandola di supplenze sui posti accantonati proprio per le immissioni in ruolo dal citato concorso. La continuità didattica continua quindi ad essere messa a rischio. E così il ‘focus’ torna ad essere posto sulla necessità di adottare nuove misure di reclutamento dei docenti precari, iniziando con l’assumere intanto chi ha già superato le prove di un concorso (pensiamo agli Idonei 2020, oltre agli idonei 2023). Gli Idonei 2020 possono beneficiare di una graduatoria ad esaurimento ma, data la precedenza riservata al concorso del PNRR, le tempistiche sono tutt’altro che celeri.

Ne sono seguite nel corso dei mesi varie proteste, a cui il Ministro Valditara, il 18 settembre scorso, in risposta a un’interrogazione parlamentare di +Europa, aveva risposto: “Abbiamo chiesto un nuovo confronto con la Commissione Europea per tenere conto di situazioni specifiche del caso italiano che inizialmente non sono state tenute in debito conto”. In definitiva Valditara ha chiesto all’Europa maggiore flessibilità, lasciando intendere che la responsabilità della scelta provenga da Bruxelles. Tesi, questa, sostenuta anche poi dalla sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti.

Assunzioni: l’UE risponde ad un docente precario

Il Fatto Quotidiano ha riportato, in un articolo del 9 ottobre, la risposta che un docente precario, Alessio Giaccone, ha fatto pervenire alla redazione, dopo aver chiesto delucidazioni alla Commissione Europea. Quest’ultima, nell’email di risposta, ha spiegato: “[la CE] non ha alcuna competenza diretta per imporre all’Italia di assumere insegnanti a tempo determinato su base permanente, né di applicare una determinata procedura o determinati criteri per l’assunzione, […] ma lascia agli Stati membri la facoltà di decidere come ottemperare a tale obbligo. […] Spetta agli Stati membri stabilire le condizioni alle quali i contratti o i rapporti di lavoro a tempo determinato devono essere considerati contratti o rapporti a tempo indeterminato. […] L’Ue deve rispettare pienamente la responsabilità degli Stati membri nell’organizzazione dei sistemi educativi.” Come si può quindi dispiegare la matassa? Non resta solo che capire quali saranno gli ulteriori sviluppi.