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Autonomia differenziata, cosa sta succedendo? La Corte Costituzionale non ha dichiarato incostituzionale l’Autonomia differenziata, ma ha individuato diverse criticità nella legge che la disciplina, sottolineando che l’autonomia è accettabile, ma non nelle modalità previste dalla legge attuale. La sentenza completa dovrà essere esaminata nei dettagli.

Le due questioni sollevate dalla Corte Costituzionale sulla legge riguardante l’Autonomia differenziata

Tra le principali questioni di incostituzionalità evidenziate, la Corte ha due preoccupazioni principali: la possibilità di aumentare i divari tra le Regioni e il rischio di svuotamento del Parlamento a favore di negoziati blindati tra esecutivi. Questo implica che le competenze dovrebbero essere trasferite in modo mirato e motivato, e il Parlamento dovrebbe mantenere la possibilità di emendare i testi e i criteri per i livelli essenziali di prestazione (LEP).

Riguardo al referendum popolare promosso da Cgil e altre forze, sembra che i punti contestati siano stati colpiti dalla Consulta, ma la decisione finale spetterà alla Cassazione. Il Parlamento dovrà intervenire rapidamente per colmare i vuoti lasciati dalla dichiarazione di incostituzionalità. La trattativa tra Stato e Regioni per delegare alcune materie potrebbe subire una pausa per valutare l’impatto della sentenza. 

Anief: “Autonomia differenziata potenziale pericolo per la coesione economica, sociale e territoriale”

Anief ha espresso preoccupazione per l’incostituzionalità di alcuni aspetti della legge, come rilevato dalla Corte Costituzionale esaminando i ricorsi delle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania. La legge in questione prevede la possibilità di trasferire materie o ambiti di materie dall’intesa tra lo Stato e la regione, ma la Corte ha stabilito che questa devoluzione dovrebbe riguardare specifiche funzioni legislative e amministrative, giustificate dal principio di sussidiarietà.

Anief sottolinea che l’autonomia differenziata, come proposta, potrebbe trasformarsi in un pericolo per la coesione economica, sociale e territoriale del Paese. L’autonomia vorrebbe lasciare ai governatori delle regioni ordinarie la gestione dei livelli essenziali di prestazione per l’istruzione e il diritto allo studio, non sempre garantiti nemmeno dallo Stato. Anief ha partecipato al giudizio con gli avvocati Walter Miceli e Nicola Zampieri, ribadendo la necessità di un sistema nazionale di istruzione che valorizzi il lavoro del personale scolastico con risorse economiche statali adeguate, garantendo diritti fondamentali come l’assistenza agli alunni con disabilità, la mensa e il tempo prolungato.