Secondo appuntamento con la serie “Cantautori da studiare a scuola”. La rassegna ha l’obiettivo di proporre degli spunti da utilizzare in ambito didattico, partendo dalle canzoni d’autore. In alcune scuole sono già partite delle sperimentazioni, considerato il valore letterario del cantautorato italiano. E il protagonista di oggi è Francesco De Gregori. Nato a Roma il 4 aprile 1951, il Principe ha sfoderato alcuni pezzi iconici della musica leggera italiana, da Generale a La donna cannone, passando per Rimmel, titolo anche dell’omonimo album che risulta essere il più venduto del 1975 e considerato tra i dischi italiani più belli e influenti di tutti i tempi.
Il Principe della sinestesia
Tra i tratti caratteristici della poetica di De Gregori (sebbene abbia sempre rifiutato l’accostamento canzone-poesia) vi è l’utilizzo di alcune figure retoriche. Tra queste, indubbiamente vi è la sinestesia, tipica di un ermetismo che ha caratterizzato la sua produzione anni ’70. In letteratura, la sinestesia è una figura retorica che rappresenta l’associazione di due termini che appartengono a due sfere sensoriali differenti, ma che messe vicine assumono un significato.
Generale dietro la collina,
ci sta la notte crucca ed assassina
(Generale, 1978)
Per quel sorriso ladro e per i giochi
(Bene, 1973)
Il secondo verso di Generale e il “sorriso ladro” sono classici esempi di quanto sopra. Un contrasto tra due parole che appartengono a gruppi differenti di significato letterale, che messi insieme creano un’immagine o una sensazione ben definita.
La metafora nelle canzoni di De Gregori
Altro elemento fondamentale dei suoi brani è la metafora, utilizzata con costanza. Tra le sue opere una delle più significative in tal senso è Titanic, album e pezzo del 1982.
La prima classe costa mille lire, la seconda cento,
la terza dolore e spavento
(Titanic, 1982)
La suddivisione in classi che dà il via alla canzone è un esempio lampante di metafora sociale. La nave, infatti, non è altro che uno spaccato della società nella sua interezza.
Il valore letterario e sociale delle sue canzoni
L’attualità e la storia hanno sempre permeato la produzione musicale di De Gregori. Musicalmente ha messo insieme sonorità diverse, tra cenni di rock e influenze popolari. Ha collaborato con artisti del calibro di Fabrizio De André e Lucio Dalla, scrivendo pagine della storia musicale italiana degli anni ’70. Nelle sue canzoni, però, non c’è solo letteratura, ma c’è spazio anche per delle riflessioni di natura sociale. Inevitabile pensare a Viva l’Italia, testo dirompente e ritratto di un Paese. Ecco di seguito un estratto:
Viva l’Italia, l’Italia liberata,
l’Italia del valzer, l’Italia del caffè.
L’Italia derubata e colpita al cuore,
viva l’Italia, l’Italia che non muore
(Viva l’Italia, 1979)
Di seguito, altri passaggi della produzione musicale di De Gregori validi come suggerimenti per poter svolgere attività di riflessione di natura didattica.
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore
Non è mica da questi particolari
Che si giudica un giocatore
Un giocatore lo vedi dal coraggio
Dall’altruismo e dalla fantasia
(La leva calcistica della classe ’68, 1982)
Sempre e per sempre tu
ricordati,
dovunque sei,
se mi cercherai.
Sempre e per sempre
dalla stessa parte mi troverai
(Sempre e per sempre, 2001)
I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo,
li puoi nascondere o giocare come vuoi
o farli rimanere buoni amici come noi
(Rimmel, 1975)