Eccoci al terzo appuntamento con i cantautori da studiare a scuola. Dopo Fabrizio De André e Francesco De Gregori, il protagonista di oggi è Giorgio Gaber. Nato a Milano nel 1939 e morto nel 2003, è stato uno dei massimi esponenti del cantautorato italiano, sebbene in forma atipica. È stato infatti l’ideatore, insieme a Sandro Luporini, del “teatro-canzone”, una vera e propria nuova forma d’arte. Ha messo insieme due anime, quella musicale (era anche chitarrista, oltre che cantautore) e appunto quella teatrale. Fondendole insieme, ha consentito alla canzone d’autore di affrontare in modo molto più diretto alcune tematiche socio-culturali. Proprio i suoi testi così mirati, sebbene caratterizzati sovente da ironia, sarebbero spunti ideali per numerose lezioni di Educazione Civica.
Il teatro-canzone
Prima di presentare gli estratti dei brani che potrebbero essere trattati in classe, è giusto fornire qualche dettaglio in più su quello che è stato definito “teatro-canzone”. Secondo la definizione, è un genere espressivo legato alla teatralità, alla parola e alla musica. La sua struttura è costituita da un’alternanza di canzoni e monologhi. Più precisamente, di parti cantate e recitate che ne caratterizza la specificità e al tempo stesso lo definisce come genere teatrale autonomo.
La particolarità era la quasi totale assenza di oggetti di scena o di altri attori. Gaber, però, riusciva a evocare un immaginario di situazioni, personaggi e storie in grado di compensare tali mancanze. Due linguaggi differenti, dunque, sapientemente mescolati per poter offrire spazi di riflessione sulla contemporaneità.
Pezzi di Gaber per Educazione Civica
Come di consueto, ecco alcuni suggerimenti estratti dai brani di Giorgio Gaber che potrebbero rappresentare degli spunti per Educazione Civica.
Il conformista
è uno che di solito sta sempre
dalla parte giusta
il conformista
ha tutte le risposte belle chiare
dentro la sua testa
è un concentrato di opinioni
che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani
e quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire
(Il conformista, 1996)
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
(La libertà, 1972-73)
Com’è bella la città
Com’è grande la città
Com’è viva la città
Com’è allegra la città
Piena di strade e di negozi
E di vetrine piene di luce
Con tanta gente che lavora
Con tanta gente che produce.
(Com’è bella la città, 1970)