Assunzioni, tra l'UE e il Ministro Valditara
Assunzioni, tra l'UE e il Ministro Valditara

Il prossimo 12 marzo rappresenta una data importante per migliaia di docenti italiani: la Corte di Giustizia Europea dovrà esprimersi sul ricorso riguardo al mancato riconoscimento del servizio prestato nelle scuole paritarie per la ricostruzione della carriera e gli scatti stipendiali. Attualmente, in Italia, gli anni di servizio svolti in queste istituzioni non vengono valutati allo stesso modo di quelli maturati nelle scuole statali, penalizzando oltre 300.000 insegnanti.

La normativa italiana e il mancato riconoscimento del servizio paritario

La situazione attuale affonda le sue radici nella riforma del Sistema Nazionale di Istruzione del 2000, che ha riconosciuto le scuole paritarie come parte integrante del sistema pubblico senza però garantire la piena equiparazione del servizio svolto. Nonostante queste istituzioni offrano programmi formativi equivalenti a quelli statali e rilascino titoli di studio riconosciuti, la giurisprudenza italiana ha mantenuto un’interpretazione restrittiva:

  • Corte di Cassazione (2019 e 2021): ha confermato la non validità del servizio ai fini della carriera.
  • Corte Costituzionale (2021): ha ribadito questa posizione, negando il riconoscimento degli anni di servizio prestati nelle paritarie per la progressione economica degli insegnanti.

Il ricorso alla Corte di Giustizia Europea e le possibili conseguenze

Nel 2024, il Tribunale di Padova ha rimesso la questione alla Corte di Giustizia Europea per un’interpretazione vincolante sul tema. Secondo l’avvocato Walter Miceli di Anief, un pronunciamento favorevole della Corte UE potrebbe rivoluzionare il settore:

  • Obbligo per i tribunali nazionali: una sentenza positiva imporrebbe ai giudici italiani di riconoscere il servizio nelle paritarie.
  • Pressione sul legislatore: il Parlamento potrebbe essere costretto a intervenire per sanare la disparità di trattamento tra scuola statale e paritaria.
  • Precedente giurisprudenziale: la vicenda potrebbe seguire il modello della “Carta del Docente”, riconosciuta anche ai precari dopo una sentenza della stessa Corte UE.

L’udienza pubblica del 12 marzo potrebbe rappresentare una svolta per migliaia di docenti, ponendo fine a una discriminazione che dura da oltre vent’anni.