Carta del docente
Carta del docente

Quella della carta del docente continua ad essere una tematica calda, soprattutto tra i precari. Gli argomenti di discussione sono sempre gli stessi: l’attesa per l’estensione del bonus prevista nella bozza di legge di bilancio, attraverso cui sarà resa strutturale, il residuo dei supplenti al 31 agosto svanito nel nulla, e i ricorsi presentati per ottenere gli arretrati spettanti. In merito soprattutto a quest’ultimo punto tra i docenti precari si legge sempre la solita domanda: ho vinto da tempo il ricorso ma non ho ancora visto nessun importo, come mai? Occorre fare chiarezza per spiegare quali passaggi potrebbero non essere stati compiuti dagli interessati.

Carta del docente, sentenza passata in giudicato: cosa fare?

La giurisprudenza si sta dimostrando sempre più favorevole nei confronti dei precari che presentano ricorso per ottenere la carta del docente con riguardo agli scorsi anni. Gli importi riconosciuti sono arrivati anche fino a cifre che raggiungono i 3 mila euro, oltre agli interessi imputati al Ministero. Nonostante però l’esito positivo delle sentenze si leggono lamentele sui ritardi nella corresponsione dell’accredito. Molti insegnanti potrebbero non essere stati avvisati dai legali a cui si sono rivolti circa i passaggi ulteriori da porre in essere.

Innanzitutto, come riporta la stessa piattaforma della carta del docente, si legge quanto segue: “per eventuali richieste di riconoscimento del bonus Carta del Docente è necessario trasmettere copia della sentenza al Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) all’indirizzo di posta certificata dgpersonalescuola@postacert.istruzione.it La richiesta dovrà riportare il codice fiscale del docente ricorrente e le annualità per le quali è stato riconosciuto il contributo. Il Ministero, una volta esaminata la richiesta, la inoltrerà a Sogei che provvederà ad accreditare sul borsellino elettronico le annualità dovute al docente. Per l’attribuzione delle annualità pregresse riconosciute tramite sentenza, si invita ad attendere i tempi tecnici. Il primo passaggio è dunque quello riportato. Tendenzialmente questi ‘tempi tecnici’ a cui si fa riferimento sono le tempistiche riconosciute all’Amministrazione, pari a 120 giorni.

Il giudizio di ottemperanza

E se trascorsi ancora i giorni indicati l’importo non si vede? L’inerzia del Ministero, come ha spiegato qualche settimana fa l’Avv. Walter Miceli, è dovuta all’esaurimento dei fondi da parte del MIM. Questo però non significa che non pagherà quanto dovuto ai ricorrenti vincitori. Esiste infatti un ulteriore passaggio da compiere, che funge da ‘sollecito’ nei confronti dell’Amministrazione. Occorre infatti proporre giudizio di ottemperanza, per spingere il MIM ad eseguire la sentenza. Si tratta di un ricorso, che viene deciso nell’arco di 25-30 giorni, con cui si chiede all’autorità giudiziaria di ‘commissariare’ la P.A inerte. Scatta quindi a questo punto un termine aggiuntivo, che va dai 30 ai 60 giorni, per permettere di eseguire la pronuncia dell’autorità giudiziaria.

Se ancora la P.A dovesse non adempiere potrà incorrere in reato di omissione di atti d’ufficio o di mancata esecuzione del provvedimento dell’autorità giudiziaria. Solitamente a quest’ultimo passaggio non si arriva mai. Il Ministero, come ha spiegato sempre l’Avv Miceli, quando viene proposto il giudizio di ottemperanza, inserisce i docenti che hanno vinto il ricorso in una sorta di lista prioritaria, per cui appena si sbloccano i fondi verranno immediatamente corrisposti agli interessati. Chi non avrà presentato ricorso per ottemperanza si vedrà comunque arrivare l’accredito spettante ma le tempistiche saranno più lunghe.