Carta del docente
Carta del docente

Come sappiamo tutti, tante sono state le discussioni in merito alla carta docente dovute alla sua possibile decurtazione e al cospicuo ritardo con cui si è attivata la reltiva piattaforma per quest’anno scolastico 2024/25. E mentre si discute ancora di una sua prossima diminuzione a partire dal prossimo anno 2025/26 e una sua possibile confluenza in busta paga, tra le pagine di cronaca ritroviamo ancora ‘scandali’ legati all’uso illecito del bonus da parte dei docenti. 

Servizio di ‘Striscia la notizia’ sulla carta del docente 

Con un servizio mandato in onda lo scorso 22 novembre dalla nota trasmissione televisiva ‘Striscia la Notizia’, l’inviato Luca Abete ha messo in luce una nuova truffa sull’uso della carta docente. Nel caso documentato da Striscia, una finta cliente ha ricevuto le rassicurazioni dal personale di un negozio sulla possibilità di spendere il bonus per l’acquisto di beni non consentiti dalla normativa, come un’arricciacapelli, un monopattino, un fornello, uno scalda sonno. 

La finta cliente avrebbe potuto acquistare qualsiasi prodotto: sulla somma di 500 euro, però, il venditore avrebbe trattenuto il 20%. Rinunciando a 100 euro, in questo modo, i clienti non avrebbero avuto limiti sui prodotti da comprare. L’inchiesta condotta da Luca Abate ha confermato che questa procedura è stata messa in atto anche in altri punti vendita della stessa catena. 

Inchiesta a Cosenza 

Un inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Cosenza su un uso illecito della carta docente sta avendo seguito: ricordiamo che con il bonus alcuni professori, tra vari prodotti, avevano acquistato degli smartphone. ‘La gazzetta del Sud’ ha segnalato che davanti all’Ufficio procedimenti disciplinari dell’Ambito territoriale provinciale, questi insegnanti si sarebbero giustificati dicendo che i cellulari, comprati al posto di pc e tablet, servivano per scopi didattici, come l’accesso al registro elettronico: nella scuola in cui insegnano, infatti, non ci sarebbero gli strumenti necessari per farlo. I docenti, pertanto, sosterebbero di non aver commesso nessun illecito, ma di aver agito per necessità. Sarà adesso compito dell’Ufficio procedimenti disciplinari valutare la legittimità di tale tesi e decidere in merito a eventuali provvedimenti.