In queste ultime settimane stiamo dedicando tanta attenzione alla carta docente, per cui, come sappiamo, continua l’attesa per la riattivazione della relativa piattaforma: cosa questa inconsueta, considerato che dall’anno di attivazione, il 2015, ogni anno il bonus è stato erogato prima della fine di settembre. Ad oggi, 7 ottobre, nessuna notizia ufficiale da parte del MIM: secondo i rumors, domani 8 ottobre, potremmo avere qualche informazione in merito, a seguito dell’incontro tra Amministrazione e sindacati in cui un nodo centrale sarà proprio il destino della carta e la sua possibile riduzione a 425 euro. Ma ad oggi quanti soldi il governo ha realmente speso e quanti ne ha risparmiati? Perché questa decurtazione?
Soldi che lo Stato ha risparmiato sulla carta docente
In primo luogo, ricordiamo che la possibile (e purtroppo probabile) riduzione della carta docente non è prevista da nessuna legge, emanata e approvata. Dal 2015 in poi, la spesa destinata all’erogazione del bonus è ammontata a 381.137 milioni di euro annui, in base al numero calcolato di docenti allora di ruolo, pari a 762.274. In effetti, però, vi è stata una sovrastimazione, in quanto in base ai dati forniti dal Ministero annualmente il numero dei contratti a tempo indeterminato già nello stesso 2015 era in realtà inferiore a quello stimato, e così negli anni a seguire.
Ciò ha determinato un risparmio per nulla indifferente per le casse dello Stato: nello specifico, dall’anno scolastico 2015/16 al 2022/23, considerando i dati MIM, chi ha usufruito della Carta del docente, anno dopo anno, sono stati 5milioni e 745mila insegnanti di tutti gli ordini di istruzione. Con la Buona Scuola, però gli importi stanziati a bilancio ammontavano a 3miliardi, 49milioni e 96mila euro, ma i fondi realmente spesi sono stati pari a 2miliardi, 872milioni e 464mila euro. Basta fare una sottrazione per rendersi conto che l’erario ha in effetti risparmiato 176milioni e 632mila euro, che sono rientrate interamente nelle tasche dello Stato.
Perchè si vuole risparmiare ancora di più?
Perché, a questo punto, si vuole risparmiare ancora di più e decurtare la carta docente? In primo luogo, ogni anno occorrono fondi per finanziare la Scuola di Alta Formazione (2 milioni), per pagare i tutor dei nuovi percorsi abilitanti (50 milioni), per sostenere il sistema di formazione del personale docente (altri 40 milioni), tutte cifre decurtate dai 381.137 milioni di euro annui stanziati nel 2015. Ma non è solo questo il motivo.
Se tutti i docenti con contratto a termine usufruissero della sentenza della Cassazione che ha previsto il bonus anche per i precari fino al termine delle attività didattiche, lo Stato avrebbe bisogno di circa 125milioni di euro per il solo 2023/24. Decurtando 75 euro a docente di ruolo (e 100 dal prossimo anno) potrebbe risparmiare tutti i fondi necessari per coprire le spese necessarie dovute all’estensione del beneficio anche ai supplenti. Saranno questi i conti in corso tra Ministero e MEF? Perchè ad essere penalizzata resta sempre la categoria docente?