Finalmente il 18 gennai scorso si è giunti alla firma del CCNL 2019/21 per oltre un milione e 300 mila lavoratori di scuola, università, ricerca, Afam: come sappiamo la trattativa è stata lunghissima e si sono dovuti attendere ben sei mesi per siglare un’intesa che riguarda tuttavia un biennio già trascorso. Ciò ha comportato dei danni per i dipendenti interessati: Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil, ha commentato la questione in un’intervista riportata sul sito del sindacato.
Eccessivo il ritardo per la firma definitiva del CCNL 2019/21
Gianna Fracassi ha spiegato il grande ritardo della firma definitiva del CCNL 2019/21 con “un iter incomprensibile per la certificazione finanziaria e di legittimità normativa. Una cosa singolare, se si pensa che le risorse sono certificate dall’inizio e che il Mef non è certo assente durante la trattativa e con norme molto precise. Insomma, si tratta di passaggi che hanno elementi inaccettabili di invasività nella dinamica contrattuale”. La sindacalista ha subito sottolineato un importante aspetto: gli aumenti (irrisori) previsti dal nuovo contratto arrivano nelle tasche dei lavoratori con ben sei mesi di ritardo, cosa non di poco conto considerando i tempi che corrono.
Servono altre risorse
Per Fracassi il CCNL 2109/21 rappresenta un buon contratto, ma rapportato alla situazione del 2021: “Oggi, cioè, non posso credere che queste risorse siano sufficienti rispetto a un’inflazione che ha eroso gli stipendi quasi per il 18% – ha affermato- . “Nei prossimi giorni manderemo la disdetta per avviare l’iter per il rinnovo 2022-24 da cui ci aspettiamo risposte adeguate. Certamente quell’aumento del 5,78% stanziato in legge di bilancio per il 2022-24 non dà risposte adeguate neanche per il 2022, figuriamoci per il triennio. Oltre alla mancanza di risorse per il rinnovo, occorre ricordare che l’autonomia differenziata – licenziata in questi giorni dal Senato – oltre a smantellare il sistema nazionale di istruzione intende smontare anche il Ccnl”.