docente di sostegno
Docente di sostegno e alunno

Sin dall’inizio, la proposta del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara in merito alla continuità didattica sul sostegno ha riscosso molte proteste all’interno del mondo della scuola. La misura, approvata con il Dl 71/2024 e che ricordiamo potrà essere applicata dal prossimo a.s. 2025/26 e non da quello ormai alle porte (occorre che il tutto venga recepito dal Regolamento annuale delle supplenze), dà la possibilità alle famiglie di chiedere la conferma del docente di sostegno precario per un nuovo anno scolastico per assicurare la continuità didattica al proprio figlio. Il Ministro continua a difendere la misura da lui introdotta. 

Chi è coinvolto dalla misura

Ricordiamo che i docenti che potrebbero/dovrebbero beneficiare della misura approvata dal Governo lo scorso maggio in merito alla continuità didattica sostegno sono 

  • chi possiede titolo di specializzazione
  • i docenti privi di specializzazione inseriti nella seconda fascia GPS sostegno
  • i docenti senza specializzazione individuati dalle graduatorie incrociate sostegno. Ne restano esclusi i precari delle MAD. 

Le parole di Valditara a difesa della sua misura sulla continuità del sostegno didattico 

In un’intervista rilasciata a IlSussidiario.net, Valditara ha replicato alle proteste di tutti coloro che hanno finora sostenuto che la manovra sulla continuità del sostegno non fosse altro che un modo di far entrare i privati nel mondo della scuola. “Mi sono sembrate francamente critiche assurde”, ha affermato il Ministro. “Abbiamo per la prima volta consentito alle famiglie di chiedere la continuità sul posto di sostegno. Se le famiglie sono soddisfatte del docente di sostegno precario, anziché cambiarlo ogni anno come è stato finora, dal prossimo anno scolastico potranno chiederne la conferma”.

Valditara ha difeso fermamente la misura proposta e approvata, spiegando che attivando tale procedura è possibile garantire la continuità didattica a tantissimi alunni con disabilità. “Le famiglie non sono ‘i privati’ che entrano nella scuola”, ha sottolineato. “È la scuola che riconosce alle famiglie, come dice l’articolo 30 della Costituzione, il diritto di educare, istruire e formare i propri figli”.