Dopo anni di stabilità attorno al milione di iscritti, le scuole paritarie hanno registrato una netta diminuzione. Nel 2013/2014, erano 993.000, ma nel 2022/2023 abbiamo visto una significativa riduzione a 793.660. Questo calo può essere attribuito non solo al declino demografico generale, ma anche a motivi economici. Le rette delle scuole paritarie, a differenza delle statali, non sono accessibili a tutte le famiglie, e il supporto pubblico spesso non è sufficiente. Nel confronto con le scuole statali, il calo degli iscritti alle paritarie nel primo ciclo d’istruzione è stato del 11%, contro l’8% delle corrispondenti statali.
La piramide rovesciata nelle scuole superiori
Un dato opposto emerge analizzando le scuole superiori: un aumento del 27% degli iscritti nelle paritarie nel quinquennio considerato. Questo boom, tuttavia, non è uniforme tra gli anni. Il 39% degli iscritti è concentrato all’ultimo anno, segnando una “piramide rovesciata”. Questo fenomeno suggerisce che le scuole paritarie sono spesso scelte come alternativa per ottenere il diploma, più che per motivazioni ideologiche. Un’altra peculiarità è la presenza significativa degli studenti over 18 nelle paritarie, rappresentando addirittura il 60% degli iscritti all’ultimo anno. Questo dato è notevolmente più alto rispetto al 18% delle scuole statali. Come fa notare La Repubblica, si potrebbe considerare l’istruzione paritaria come un “refugium peccatorum” per gli studenti che, per varie ragioni, non hanno concluso il percorso nelle scuole statali.
Implicazioni delle ispezioni ministeriali
Il ministero dell’Istruzione ha avviato ispezioni presso le scuole private, con un particolare focus su quelle che sembrano facilitare troppo l’ottenimento del diploma, anche attraverso pratiche al limite della legalità. Questa azione è stata accolta favorevolmente dalle associazioni delle scuole non statali e potrebbe portare alla revoca della parità scolastica per alcuni istituti. Questa mossa amministrativa è attesa con trepidazione, soprattutto nelle regioni del Lazio, Campania e Sicilia. Restiamo in attesa dei risultati delle azioni del ministero e delle eventuali correzioni necessarie.