Docenti influencer e partita IVA
Docenti influencer e partita IVA

Siamo abituati ormai a leggere e visionare contenuti non solo tramite testate giornalistiche e portali d’informazione. I social svolgono un importante ruolo divulgatore tra gli utenti. E da qualche anno, sfruttando questo ‘potere’, anche nell’ambito scolastico troviamo tanti insegnanti che hanno aperto profili, soprattutto su Instagram e Tik Tok, in cui pubblicano post e storie a stampo informativo. Alcuni tra questi docenti ‘influencer’ hanno accumulato nel tempo moltissimi followers, fidelizzandoli con contenuti gratuiti spesso risolutivi dei molti dubbi che circolano soprattutto tra i precari. A questi si sono aggiunti anche contenuti a pagamento, attraverso piani in abbonamento su Youtube oltre che attraverso veri e propri corsi divulgati tramite webinar. Di per sè i singoli abbonamenti o i singoli corsi non hanno costi esagerati ma è bastato passare dalla modalità completamente ‘free’ a quella parzialmente a pagamento (con riguardo ai corsi ‘extra’ più approfonditi) per scatenare la polemica tra gli utenti social. Vediamo quindi di approfondire la tematica soffermandoci anche sull’apertura della partita IVA. Di seguito i dettagli.

Docenti e partita IVA: è legale?

Partiamo dall’aspetto legale: un docente può lecitamente aprire partita IVA. Tutti i dipendenti pubblici infatti, in linea generale, sono vincolati a svolgere il proprio lavoro in maniera esclusiva, ma la legislazione contempla alcune eccezioni: una di queste riguarda proprio la categoria degli insegnanti. Occorre però prestare attenzione ai casi di incompatibilità, che sono elencati all’art 508 del DL 297/94:

  • impartire lezioni private ad alunni del proprio istituto;
  • avere un altro rapporto di impiego pubblico;
  • svolgere attività esercitare attività commerciale, industriale e professionale;
  • assumere o mantenere impieghi alle dipendenze di privati;
  • accettare cariche in società costituite a fine di lucro, tranne che si tratti di cariche in società od enti per i quali la nomina è riservata allo Stato (ad eccezione di cooperative).

Viene poi aggiunto: “Al personale docente è consentito, previa autorizzazione del dirigente scolastico, l‘esercizio di libere professioni che non siano di pregiudizio all’assolvimento di tutte le attività inerenti alla funzione docente e siano compatibili con l’ orario di insegnamento e di servizio.“ Quindi, alla luce di ciò, senza l’autorizzazione del DS si potrebbe incorrere in licenziamento per giusta causa, e va puntualizzato che l’insegnante pubblico può svolgere una libera professione, ma non può esercitare un’attività commerciale o industriale.

Docenti corsisti e ‘influencer’

Come abbiamo detto in incipit esistono sempre più docenti che ‘operano’ sui social. Ma l’obbligo dell’apertura della partita IVA dipende delle entrate e dalla modalità con cui si svolge il ruolo di ‘influencer’ o corsista. Se dai propri canali social questi insegnanti ricevono solo donazioni effettuate liberamente dagli utenti, non è necessaria la partita Iva. Saremmo infatti nell’ambito del puro spirito della liberalità. Inoltre se l’attività è svolta in modo non professionale e non continuativo, si può operare anche senza Partita IVA. 

Altra cosa è la ricezione di un compenso per le pubblicità che vengono fatte apparire sul profilo social, solitamente con allegato l’hashtag ‘Adv’ e con un codice di affiliazione per far ricevere sconti agli utenti. In questo caso i docenti ‘influencer’ dovranno aprire partita IVA. Anche perchè le aziende richiedenti la pubblicità sui canali, pretendono una fattura per detrarre e dedurre la spesa. Medesime conclusioni laddove il pagamento arrivi direttamente da YouTube e TikTok per le visualizzazioni avute e per le inserzioni pubblicitarie ai video.

Non mancano poi casi di insegnanti che svolgono anche l’attività di ‘corsisti’, tenendo corsi di formazione di vario tipo (i più diffusi sono quelli in cui aiutano gli aspiranti a superare i concorsi scuola). Anche in questo caso occorre aprire partita IVA.