L’introduzione della possibilità per le famiglie di richiedere la conferma dei docenti di sostegno precari, prevista dal decreto attuativo del DL 71/2024, ha scatenato una forte opposizione da parte dei sindacati della scuola. Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola definiscono il provvedimento “incostituzionale e inaccettabile”, denunciando il rischio di favoritismi e il superamento delle graduatorie ufficiali.
Docenti di sostegno su richiesta delle famiglie: sindacati sul piede di guerra
Secondo il decreto, i docenti di sostegno con contratto a tempo determinato potranno essere confermati, su richiesta delle famiglie e con l’approvazione del dirigente scolastico, sullo stesso posto ricoperto nell’anno scolastico precedente, con priorità assoluta rispetto agli altri supplenti. Una misura che il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha giustificato con l’obiettivo di garantire continuità didattica agli alunni con disabilità.
Tuttavia, per i sindacati si tratta di una violazione della trasparenza nel reclutamento, oltre che di un rischio per la libertà di insegnamento. Gianna Fracassi (Flc Cgil) critica il provvedimento, sottolineando che la scuola non può essere trasformata in un servizio personalizzato soggetto a logiche di mercato: “Scavalcare le graduatorie significa aprire la strada a dinamiche clientelari, minando i principi di imparzialità e pluralismo garantiti dalla Costituzione”. Anche Giuseppe D’Aprile (Uil Scuola) esprime forti perplessità: “Affidare ai genitori la scelta del docente può generare pressioni indebite e compromettere l’imparzialità del sistema scolastico. La scuola statale deve rimanere un’istituzione autonoma, non un servizio a domanda individuale”. Il sindacato ha chiesto il ritiro immediato del provvedimento, minacciando di impugnarlo legalmente qualora venisse confermato.
Sulla stessa linea Ivana Barbacci (Cisl Scuola), che contesta l’inserimento del “gradimento delle famiglie” come criterio di selezione per i docenti: “Il rapporto di lavoro nella scuola pubblica è regolato dall’articolo 97 della Costituzione, che impone imparzialità all’amministrazione. La continuità didattica è fondamentale, ma va garantita stabilizzando il personale, non introducendo scorciatoie che rischiano di essere discriminatorie e inefficaci”. La questione ora passa al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, chiamato a esprimere il proprio parere sul decreto. Nel frattempo, la tensione tra sindacati e Ministero resta alta, con la possibilità di ricorsi e mobilitazioni nelle prossime settimane.