Il doppio canale di reclutamento come soluzione contro il dilagante precariato. Questo ‘slogan’ viene portato avanti da anni senza che mai riesca a vedere la luce. Mentre tempo fa erano poche sigle sindacali isolate a chiedere il ricorso a questo strumento, ora tutte le organizzazioni sembrano coese. Ma manca qualcosa di fondamentale: la volontà politica. Almeno questo è quanto è parso in tutti i vari esecutivi che si sono succeduti. Ora invece un altro ostacolo si sarebbe frapposto: la contrarietà di Bruxelles. Sembrerebbe essere in corso una trattativa con l’UE ma ad oggi non si è tramutata in realtà, e nemmeno ne conosciamo i precisi contorni. La speranza viene riposta nella nuova commissione europea, a cui poter ‘strappare’ un impegno futuro, ma il timore resta comunque quello secondo cui, finchè ci saranno precisi obiettivi del PNRR da rispettare, non ci sarà spazio per il doppio canale.
L’esercito dei docenti precari e un doppio canale ancora ‘sfumato’ nel nulla
I dati parlano di un docente su 4 precario, e quest’anno si assisterà ad oltre 250 mila supplenze. Una ‘supplentite’ quindi da record, che non solo non accenna a diminuire, ma è in continua crescita. E intanto deve ancora terminare il primo concorso del PNRR con la previsione di un secondo bando già ad ottobre/novembre, senza che sia cambiato nulla. I concorsi non sembrano infatti aver risolto il problema del precariato, lasciando tra l’altro appesi ad un filo migliaia di docenti risultati idonei al concorso 2020 che attendono da anni di essere stabilizzati.
La certezza è una: per quest’anno non se ne farà ancora nulla riguardo al doppio canale di reclutamento. E il nuovo anno scolastico inizierà con un ‘valzer’ di supplenti, molti dei quali assunti dalle graduatorie d’istituto con contratto ‘fino all’avente diritto’, in attesa che vengano immessi in ruolo i vincitori del primo concorso PNRR, mettendo a serio rischio la continuità didattica degli alunni.