Perchè al Nord ci sono sempre più posti rispetto al Sud? Negli ultimi anni si sta verificato una controtendenza che, se un tempo vedeva sempre più docenti del Sud spostarsi al Nord alla ricerca di maggiori opportunità lavorative, ora sta portando invece ad una vera e propria fuga dalle regioni settentrionali. Frequenti sono le richieste di trasferimento per avvicinarsi a casa e allontanarsi dal Nord, oppure molti rinunciano proprio alle cattedre situate al Nord. A farne le spese sono soprattutto la Lombardia e il Veneto, che come diretta conseguenza vantano ogni anno massicce richieste di supplenti per coprire i posti vacanti. Ma quali sono le ragioni di questo ‘esodo’? E cosa si sta facendo per colmare questo ‘gap’? Il 18 febbraio 2025 è fissato un incontro tra governo e organizzazioni sindacali proprio per affrontare questa problematica, diffusa anche in altri comparti pubblici, e mettere a punto alcune delle papabili nuove strategie risolutive.
Fuga dal Nord: perchè?
Le ragioni principali che spingono molti docenti a scappare dal Nord o a rifiutare le cattedre al Nord possono essere raggruppate in 4 macro motivazioni:
- stipendi poco appetibili;
- caro vita con conseguente difficoltà ad affrontare affitti e spese varie;
- vincoli troppo rigidi nella mobilità;
- assenza di incentivi.
Alla luce di ciò i dati parlano della copertura di solo il 70% dei posti disponibili messi a bando in occasione dell’ultimo concorso che si è svolto. La stessa ANP (Associazione Nazionale Presidi) ha denunciato questa situazione, prevedendo come i numeri siano destinati a peggiorare senza l’adozione di misure mirate e risolutive.
Le soluzioni al vaglio
Per ridurre questa fuga dal Nord si stanno studiando delle strategie. Tra le soluzioni al vaglio spunta l’ipotesi dei concorsi regionali, diversi da come pensati attualmente. Anche oggi già siamo di fronte a concorsi su base regionale, con la scelta della regione dove poter ottenere la titolarità una volta ottenuto lo ‘status’ di vincitore. L’idea a cui si sta pensando punterebbe invece a permettere ai candidati di concorrere solo per le scuole della propria regione, riducendo il fenomeno delle rinunce post-concorso. Non è chiaro però quanto sia praticabile in concreto una tale misura, richiedendo intanto il consenso sindacale, un apposito intervento legislativo e una definizione delle modalità di applicazione che annulli ogni possibile disuguaglianza territoriale.
Tra le altre strategie si sta anche pensando all’introduzione di agevolazioni per alloggi e trasporti, aumenti salariali differenziati su base geografica (prevedendo ad esempio stipendi più alti laddove il costo della vita è più caro) e miglioramenti in termini di mobilità interregionale. Di tutto questo si parlerà in occasione dell’incontro del prossimo 18 febbraio 2025.