Specializzazione su sostegno, continuano le polemiche riguardanti i nuovi percorsi da 30 CFU che saranno organizzati da INDIRE su volere del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. I docenti di sostegno specializzati in Italia esprimono la loro indignazione nei confronti di un sistema che sembra privilegiare le cosiddette ‘scorciatoie’ a scapito di un’adeguata formazione necessaria per far fronte alle esigenze degli studenti con disabilità.
Caos titoli di sostegno e GPS: la denuncia del Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati
Il Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati esprime profonda preoccupazione e disappunto per le recenti dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, in merito alle presunte irregolarità nei titoli di studio utilizzati per l’inserimento nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS). L’inchiesta pubblicata da Fanpage.it ha portato alla luce il rischio che alcuni docenti abbiano ottenuto titoli in maniera fraudolenta, ma il Ministro sembra ignorare le problematiche strutturali di un sistema che ha costretto migliaia di insegnanti precari a cercare soluzioni di emergenza per garantirsi un futuro lavorativo.
Un meccanismo che incentiva le scorciatoie
Il Ministro si concentra sugli effetti senza indagare le cause: mentre punta il dito contro i docenti, non mette in discussione le distorsioni di un sistema che lo stesso Ministero ha contribuito a plasmare. Nel mondo del precariato scolastico, gli insegnanti, pur altamente qualificati, sono costretti a collezionare certificazioni e punteggi per riuscire ad ottenere un incarico. Lo stesso Ministero che oggi denuncia le anomalie ha istituito corsi abilitanti online di appena due mesi, che attribuiscono ben 36 punti nella graduatoria di prima fascia per il sostegno, obbligando di fatto anche chi desidera lavorare in questo ambito a investire somme ingenti pur di non essere penalizzato nella corsa al punteggio.
Percorsi formativi di questa natura sollevano dubbi sulla reale affidabilità delle certificazioni rilasciate, soprattutto se paragonate all’abilitazione conseguita attraverso concorsi pubblici. In un sistema che premia la velocità e la quantità di titoli acquisiti piuttosto che la qualità della formazione, dove si colloca il principio del merito?
Il paradosso dei titoli conseguiti all’estero e il problema dei triennalisti
Mentre promette controlli e sanzioni, il Ministro non ha ancora affrontato il problema dei titoli di specializzazione per il sostegno ottenuti all’estero, spesso in paesi in cui tali percorsi non esistono. Sarebbe opportuno indagare sulle aziende che hanno creato questi titoli appositamente per il mercato italiano: perché in quei paesi non danno accesso alla professione mentre in Italia sì? Un’altra questione critica riguarda la gestione dei docenti triennalisti, affrontata con soluzioni affrettate. Invece di garantire una formazione solida e strutturata, si è deciso di inserirli rapidamente nelle graduatorie del sostegno, un approccio che somiglia più a una soluzione tampone che a una vera riforma.
Un sistema da ripensare
Invece di colpevolizzare i docenti, il Ministro dovrebbe interrogarsi sulle ragioni per cui il titolo di studio si è trasformato in una merce di scambio e su quali interessi abbiano portato alla sua svalutazione. Questo meccanismo ha avvantaggiato pochi, penalizzando la qualità dell’istruzione pubblica e il lavoro di chi ha seguito percorsi rigorosi e selettivi. Serve un cambio di rotta: è necessario interrompere questa spirale di precarietà e speculazione e adottare misure concrete per la stabilizzazione del personale docente. Il rischio, altrimenti, è che i lavoratori continuino a essere il capro espiatorio di una gestione politica e istituzionale fallimentare.