Il 7 maggio 2024 il settore dell’istruzione, che include insegnanti, personale amministrativo e collaboratori, è chiamato a partecipare alle elezioni per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Questo organo costituzionale, spesso osteggiato da interessi politici e sindacali, gode del diritto di esprimere pareri, seppur non vincolanti, sulle decisioni ministeriali e sulle riforme scolastiche. Dal 2000, l’autonomia scolastica ha eliminato i Consigli Scolastici Provinciali e sospeso il Consiglio Nazionale eletto nel 1997, mantenendo in vigore una legge che li istituiva. Solo nel 2015 il Consiglio di Stato ha ordinato la ricostituzione, noto ora come Cspi. A causa della pandemia, le elezioni sono state rinviare dal 2020 al 2024.
Elezioni CSPI e il suo ruolo
Le elezioni del CSPI rappresentano un’opportunità unica per promuovere la libertà di insegnamento e di apprendimento, contrastando il turbo-liberismo. Secondo Stefano D’Errico, segretario nazionale Unicobas, è auspicabile che il Consiglio diventi una vera rappresentanza professionale, contribuendo alla stesura del codice deontologico dei docenti e alla riforma dei Consigli di Disciplina. Come spiega su Il Fatto Quotidiano, è importante contrastare la confusione dei ruoli e le valutazioni arbitrarie dei Dirigenti, che non sono preparati né valutati per questo compito. Si dovrebbe respingere l’utilizzo dei test Invalsi per gli studenti e opporsi alla segregazione degli studenti stranieri in classi separate. Inoltre, si dovrebbe sostenere l’elezione del preside e l’introduzione di un anno sabbatico ogni cinque anni per l’aggiornamento professionale. Secondo il sindacato, il nuovo Consiglio dovrebbe:
- combattere la tendenza alla regionalizzazione, che penalizza le scuole del sud,
- contrastare la segregazione degli studenti stranieri,
- contrastare l’eccessivo focus sulle competenze a scapito della conoscenza, che ha contribuito alla morte di quattro studenti nell’ambito della formazione professionale,
- resistere al minimalismo e agli interessi delle grandi aziende tecnologiche,
- promuovere l’estensione dell’orario scolastico a tempo pieno,
- rendere obbligatorio l’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia
- ridurre i finanziamenti alle scuole private,
- reintrodurre i curricula ciclici, aboliti dalla Moratti per favorire un approccio nozionistico che non tiene conto delle esigenze degli studenti.
Di cosa ha bisogno la scuola
La situazione delle infrastrutture scolastiche è allarmante, con la maggior parte degli edifici fuori dagli standard e molti privi di abitabilità, soprattutto nel sud Italia. Nonostante gli stanziamenti previsti dal Pnrr, i fondi destinati non sono stati sufficienti a risolvere il problema. È necessario un intervento urgente per migliorare le condizioni degli edifici e garantire un ambiente sicuro e confortevole per gli studenti e il personale.
La situazione dei precari nel sistema scolastico è estremamente preoccupante, con un record negativo raggiunto nel 2023. È necessario riformare il sistema contrattuale per riconoscere la specificità della professione docente. Le politiche degli ultimi anni hanno eroso i diritti e le condizioni di lavoro dei docenti e del personale non docente, portando a una perdita di competenze e di rispetto sociale. È cruciale ridurre le dimensioni delle classi, garantire agevolazioni fiscali per l’aggiornamento professionale e fornire risorse sufficienti per attrezzature didattiche e formazione continua.
Infine, riguardo alla rappresentanza sindacale, è necessario rivedere la normativa che limita la partecipazione delle organizzazioni di base. Attualmente, il sistema di calcolo della rappresentatività sindacale favorisce le organizzazioni di stato a discapito di quelle di base. È fondamentale garantire un processo elettorale equo e trasparente per tutte le organizzazioni sindacali, senza privilegiare alcuna parte.