Ad ogni anno scolastico si assiste alla trasferta di moltissimi lavoratori della scuola, docenti e ATA, costretti a spostarsi lontano da casa per poter conseguire una supplenza. Inutile dire quanti siano i disagi, soprattutto economici, che questo personale si ritrova a dover sostenere. Negli ultimi anni è stato dominante in particolare il tema del caro-vita che specialmente i lavoratori del Sud devono affrontare nello spostarsi al Nord, tra spese di affitto e di viaggio spesso insostenibili. Alla luce di ciò Anief ha annunciato di volersi battere per far inserire nel nuovo CCNL l’indennità di sede e di viaggio.
Fuori sede sempre più penalizzati: Anief chiede un’indennità
“Per i lavoratori della scuola lontani da casa diventa sempre più difficile arrivare a fine mese: anche quest’anno decine e decine di migliaia di insegnanti e Ata saranno costretti a operare in istituti scolastici a centinaia di chilometri dalla loro abitazione dovendo fare i conti con una serie di rincari che riguardano viaggi, affitti, bollette e in generale il costo della vita. Come fa un collaboratore scolastico o un assistente amministrativo a tenere testa a questa situazione con 1.100 – 1.200 euro al mese netti a fronte dell’innalzamento della vita che ha portato l’inflazione a doppia cifra?”. Queste le parole di denuncia di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, dopo avere appreso dell’altissimo numero di dipendenti della scuola, precari ma anche di ruolo, fuori sede.
Il sindacalista ha poi aggiunto: “Sono decine e decine di migliaia gli insegnanti e le unità di personale Ata che fanno i salti mortali per potere conciliare l’attività professionale e quella privata facendo quadrare i conti: come Anief chiederemo con forza nel prossimo Contratto collettivo nazionale una specifica indennità di sede per chi lavora lontano da casa e tariffe permanenti agevolate per trasporti. È giunta l’ora di andare incontro alle esigenze di chi opera per la crescita delle nuove generazioni in cambio di stipendi inadeguati e che in determinate circostanze fanno vivere in regime quasi di povertà. Se altri comparti, soprattutto nel privato, le indennità di sede sono una prassi, perché nella scuola devono rappresentare un obiettivo impossibile da raggiungere?”