La Legge di Bilancio 2025 e gli stipendi in Italia. La Manovra dovrà trovare un equilibrio tra le esigenze di rilancio economico e il rispetto delle direttive europee in termini di stabilità finanziaria. Il governo Meloni ha già delineato alcune misure chiave che potrebbero avere un impatto diretto sui redditi dei lavoratori, con interventi che spaziano dal taglio del cuneo fiscale alla revisione dell’Irpef e all’introduzione di nuove agevolazioni per specifiche categorie di lavoratori.

Legge di Bilancio 2025 e taglio del cuneo fiscale

Uno degli interventi di maggior peso, destinato a essere confermato anche per il 2025, è il taglio del cuneo fiscale. Questa misura, già introdotta nelle manovre degli anni precedenti, ha consentito a milioni di lavoratori di beneficiare di un aumento dello stipendio netto, senza gravare ulteriormente sui datori di lavoro. Il taglio del cuneo fiscale consiste nella riduzione dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori, che normalmente rappresentano circa il 9% dello stipendio lordo.

Per i lavoratori con un reddito lordo annuo fino a 25.000 euro, la riduzione dei contributi è attualmente pari a 7 punti percentuali, mentre per quelli con redditi compresi tra 25.000 e 35.000 euro la riduzione è di 6 punti. Ciò si traduce in un incremento medio netto di circa 100 euro al mese, una somma non trascurabile per i lavoratori dipendenti che rientrano in queste fasce di reddito. Il governo ha inoltre espresso l’intenzione di rendere questo taglio strutturale, anche se tale cambiamento richiederà tempo e risorse considerevoli.

La novità in arrivo: ampliamento bonus Mamme alle Partite Iva

Accanto al cuneo fiscale, un altro elemento importante riguarda il bonus mamme, che attualmente prevede la totale esenzione dal versamento dei contributi per le lavoratrici madri dipendenti (sia pubbliche che private) con almeno due figli, di cui uno sotto i 10 anni. Nel corso delle settimane precedenti, il governo aveva valutato l’ipotesi di abolire questo bonus; tuttavia, le ultime indiscrezioni indicano che non solo verrà confermato, ma sarà anche ampliato alle lavoratrici con partita Iva.

La riforma dell’Irpef: riduzione delle tasse

La riforma dell’Irpef è una delle proposte centrali della Legge di Bilancio 2025, con l’obiettivo dichiarato di alleggerire il carico fiscale sui redditi medio-alti. Attualmente, l’Irpef è strutturata su tre aliquote, con un’aliquota intermedia del 35% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro. La proposta del governo prevede di ridurre tale aliquota al 33% e, se le risorse lo consentiranno, di estendere la fascia fino a 60.000 euro. Con la riduzione dell’aliquota intermedia, chi percepisce un reddito compreso tra 50.000 e 60.000 euro potrebbe beneficiare di una riduzione Irpef, stimata in diverse centinaia di euro all’anno.

Altre misure in discussione nella Legge di Bilancio 2025

Un altro elemento di rilievo della manovra è la possibile modifica nella gestione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). L’attuale sistema prevede che il lavoratore possa scegliere se destinare il proprio TFR ai fondi pensione o mantenerlo in azienda. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha recentemente proposto di rendere questo passaggio automatico dopo un periodo di silenzio-assenso di sei mesi, trasferendo il TFR nei fondi pensione. Questo cambiamento potrebbe favorire una maggiore sicurezza previdenziale per i lavoratori, in quanto il TFR, investito nei fondi pensione, consentirebbe di accumulare un capitale aggiuntivo da utilizzare al momento della pensione, e contribuire a sostenere l’economia nazionale, incentivando gli investimenti nei fondi pensione.

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Altre ipotesi di intervento riguardano l’innalzamento della soglia dei fringe benefit esentasse per i dipendenti privi di figli e la riduzione della tassazione sui premi aziendali. Attualmente, la tassazione sui premi aziendali è del 10%, ma il governo sta valutando di abbassarla ulteriormente al 5%, con l’obiettivo di aumentare l’incentivo per le imprese a premiare i dipendenti, migliorando al contempo la loro retribuzione netta. Questo avrebbe un impatto positivo soprattutto nelle aziende più grandi, dove i premi aziendali rappresentano una componente significativa dello stipendio annuale.