Nel Disegno Legge di Bilancio 2025 approvato dal Consiglio dei Ministri non sarebbero state introdotte particolari novità sul fronte pensione. Il prossimo anno, infatti, rimarranno perlopiù in vigore le misure del 2024, fra cui Quota 103, Opzione donna e l’Ape sociale. Le uniche novità riguardano il potenziamento di una serie di incentivi finalizzati a trattenere i lavoratori in servizio. In particolare, sarebbe stata confermata la possibilità per i dipendenti del pubblico impiego di rimanere a lavoro fino a 70 anni.
Legge di Bilancio 2025: dipendenti pubblici in pensione a 70 anni
Secondo quanto contenuto all’interno della bozza della Legge di Bilancio 2025, presto in esame al Parlamento, i Ministeri potranno “trattenere in servizio, previa disponibilità dell’interessato, nei limiti del dieci per cento delle facoltà assunzionali autorizzate a legislazione vigente, il personale dipendente, ivi incluso quello di cui all’articolo 3 del predetto decreto legislativo n. 165 del 2001, con esclusione del personale delle magistrature e degli avvocati e procuratori dello Stato, di cui ritengono necessario continuare ad avvalersi”.
La disposizione si applicherebbe anche allo svolgimento di attività di tutoraggio e affiancamento ai neoassunti, o per esigenze funzionali non diversamente assolvibili. Nel testo si precisa, inoltre, che il personale selezionato dalle amministrazioni, sulla base delle esigenze organizzative e del merito, non potrà comunque permanere in servizio oltre il settantesimo anno di età.
La reazione di Anief
Tale disposizione ha subito incontrato l’opposizione di lavoratori e sindacati, fra cui anche quella del presidente nazionale Anief Marcello Pacifico, il quale ha dichiarato che si tratterebbe di una misura del tutto fuori luogo, soprattutto in riferimento alla situazione del personale scolastico. “È fuori luogo, il personale scolastico dovrebbe andare in pensione a 60 anni”. Ha detto Pacifico senza troppi giri di parole.
“Ricordiamo che sono tantissimi i lavoratori della scuola che chiedono di uscire in anticipo per accedere alla meritata pensione e che invece sono costretti a rimanere in servizio loro malgrado fino a 67 anni: per chi lavora a scuola, particolarmente sottoposto a patologie e stress relazionali, che sfociano spesso in burnout, questa situazione costituisce un vero e proprio diritto negato contro il quale come sindacato continueremo a batterci in tutte le sedi”. Ha infine concluso.
Ricordiamo che il presidente Anief si è già espresso a proposito della prossima manovra finanziaria. In particolare, sull’ipotesi di un possibile taglio di fondi all’Istruzione. “Decurtare anche pochi euro alla scuola e ai suoi dipendenti avrebbe il sapore della beffa perché si farebbe cassa su un comparto al quale negli anni è stato dato molto, ma molto meno di quello che si doveva”. Ha dichiarato Pacifico. “Se si verifica la spesa per questi comparti rispetto al Pil, l’Italia è fortemente indietro e dobbiamo piuttosto recuperare il terreno perduto con investimenti ulteriori. Come pure con gli stipendi dei docenti e Ata. E infine: “Alla scuola mancano diversi miliardi, altro che tagli”.