Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha espresso un’opinione critica nei confronti della proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di incentivare la lettura della Bibbia nelle scuole come strumento per rafforzare le conoscenze della cultura italiana.
Paolo Crepet sulla riforma Valditara: ‘Lettura della Bibbia alla primaria? La cultura italiana è composita’
Intervenendo ai microfoni di 5 Notizie su Radio Cusano Campus, il famoso saggista ha affermato: “Il ministro Valditara ha detto che bisogna stimolare la lettura della Bibbia per rafforzare le conoscenze della cultura italiana? Voglio dirgli che la cultura italiana è composita, noi per fortuna siamo stati attraversati dalle culture di mezzo mondo e le abbiamo integrate perfettamente. A mio avviso, questa sua ossessiva ricerca di identità è una malattia“.
Crepet ha sottolineato come l’identità culturale di un popolo non possa essere imposta dall’alto né ridotta a un singolo elemento. “Io credo invece che l’identità sia legata a quello che fai, alle persone con cui vivi, ai tuoi dei. Non si può pensare di indurla. Penso che chiunque viva sul nostro territorio e paghi le tasse dovrebbe essere definito italiano. Ricordo che nel nostro vocabolario abbiamo parole inglesi e francesi, la besciamella e i pomodori mica li abbiamo inventati noi”.
‘Valditara vuole tornare alla tradizione? La tradizione è il rispetto per tutti’
Lo psichiatra ha poi espresso preoccupazione per l’imposizione di una visione unilaterale della tradizione: “Valditara vuole tornare alla tradizione? La tradizione è il rispetto per tutti e la Bibbia è una cosa che interessa una parte del mondo. Sarebbe come imporre nelle scuole il Corano. Anche io leggo la Bibbia ma nessuno me l’ha imposta, è una mia libera scelta. E perché dovremmo imporlo? Si leggano la Bibbia e il Corano ma per libera scelta, perché qui il problema è l’imposizione“. Crepet ha ribadito che la vera ricchezza dell’Italia risiede nella sua capacità di accogliere e integrare culture diverse, senza fossilizzarsi su un’unica narrazione identitaria.