L’annuncio, da parte del Ministro Valditara, delle nuove indicazioni nazionali sui ‘programmi scolastici’, che andrà in vigore probabilmente dall’a.s 2026/27, ha aperto un acceso dibattito. L’opinione pubblica, come al solito, è divisa, e tra gli ‘addetti ai lavori’ non mancano polemiche. Molti docenti si dichiarano infatti contrari alle novità che si vorrebbero apportare. A destare in particolare malcontento è l’introduzione della lettura della Bibbia tra i programmi della scuola primaria.
Lettura della Bibbia: come sarà introdotta?
Nell’annunciare l’introduzione della lettura della Bibbia alla scuola primaria il Ministro Valditara ha sottolineato come il testo sacro non debba essere visto con un approccio religioso, ma come pilastro della storia culturale e letteraria dell’Occidente. In pratica, la sua importanza, secondo viale Trastevere, andrebbe interpretata da un punto di visto storico, della cui conoscenza non si dovrebbe prescindere a scuola. La lettura della Bibbia, nelle intenzioni, dovrebbe rientrare tra gli strumenti educativi trasversali, arricchendo l’insegnamento di più discipline: da storia dell’arte (analizzando opere pittoriche e scultoree che traggono ispirazione dai racconti biblici), alla letteratura (rifacendosi a testi classici e moderni che richiamano figure o episodi biblici, come Dante e Manzoni), passando anche attraverso l’Educazione Civica (affrontando temi come giustizia, perdono, solidarietà).
Alla scuola secondaria invece lo studio si concentrerà nel far emergere i legami tra Bibbia e cultura laica.
Cosa ne pensano i docenti
Le critiche non si sono fatte mancare tra i docenti di scuola primaria. Il timore principale è che questa novità, nonostante le rassicurazioni del Ministro, non rispetti l’inclusività, vista l’alta differenziazione di culture religiose che domina ormai nelle classi. Una scelta di questo tipo, secondo alcuni, renderebbe vana la previsione dell’ora di alternativa alla Religione Cattolica se anche in altre lezioni si affronta la Religione. Tra l’altro gli studenti e i genitori appartenenti ad altre credenze potrebbero non condividere questo approccio scolastico.
Più incisivi i commenti di chi ha parlato della deriva estremamente conservatrice che la scuola starebbe intraprendendo, con lo sguardo rivolto più al passato che al futuro.
Entrando poi nel merito strettamente didattico alcuni docenti hanno obiettato come non sia indispensabile lo studio della Bibbia in una fascia d’età (come quella delle prime classi della primaria) in cui gli alunni devono prima imparare a leggere e a scrivere.