La protesta dei precari non si placa. Tra i punti più criticati il bando di un nuovo concorso a fronte di una miriade di idonei usciti dalla precedente procedura concorsuale. L’unico ‘contentino’ riconosciuto a questi docenti è un punteggio aggiuntivo nelle Gps (3 punti nel 2026) e un punteggio aggiuntivo se dovessero partecipare anche al nuovo concorso PNRR (12,50 punti). Per il resto nessuna graduatoria che permetta di capire in quale posizione si sono ‘classificati’ e nessuno scorrimento. Sembrerebbe esserci una trattativa in corso con la Commissione Europea per poter procedere con l’assunzione anche di questi docenti ma ad oggi non si hanno concretezze. E mentre il malcontento sale colpisce la lettera rivolta al Ministro Valditara pubblicata da un precario su un gruppo facebook.
Lettera di un precario al Ministro Valditara
Riportiamo integralmente la lettera pubblicata sul gruppo ‘Professione Insegnante’:
“Caro Ministro Valditara, Le scrivo da quella terra di mezzo che si chiama precarietà, dove la speranza è un lusso e il futuro un miraggio. Le scrivo non come insegnante, ma come figlio di una Repubblica che ha dimenticato i suoi figli migliori, quelli che ogni giorno tengono in piedi la scuola pubblica, tra contratti a scadenza e promesse scadute.
Anche per quest’anno niente regali, anche se siamo stato bravi. Anche se abbiamo superato i concorsi, resteremo sempre precari. Ministro, il Natale per noi precari è un Natale amaro. Non ci sono luci accese, speranze, nelle nostre case, perché i costi, le spese, sono salite più in fretta dei nostri stipendi, quando arrivano. Non ci sono regali sotto l’albero, perché con che coraggio spendi, quando il prossimo mese non sai se sarai pagato? Al massimo spenderemo soldi per iscriverci ai concorsi. Qualcuno spenderà altri soldi per acquistare punti per la prossima graduatoria. Effettivamente ci avevo pensato, ma io ho l’affitto da pagare Signor Ministro, e di master e corsi di laurea ne ho fatti già abbastanza.
Il nostro Natale è fatto di attesa perpetua: per lo stipendio, per il posto di lavoro, per un concorso che, anche quando lo vinci, non basta mai. Per un concorso che non avremmo voluto trovare nel pacco, sotto l’albero.
E intanto voi, nei palazzi del potere, parlate di merito come fosse una parola magica, una formula per coprire il vuoto che avete lasciato. Ma quale merito, Ministro? Il nostro, che lavoriamo in scuole fatiscenti, senza certezze e senza tutele? Il merito di chi ha una laurea, anni di studio, chilometri e spese, e l’unica cosa che riceve in cambio è una nuova selezione, una nuova umiliazione?
Voi avete trasformato la scuola pubblica in un esercizio di retorica, svuotando di senso parole come “diritti”, “dignità”, “uguaglianza”. Avete costruito percorsi di reclutamento che somigliano più a un reality show, a uno ‘squid game’, ad una guerra tra poveri, che a percorsi sostenibili e realmente costruiti nell’interesse dei precari. E noi? Noi restiamo qui, a tenere aperta quella scuola che amate celebrare nei vostri discorsi, ma che nei fatti state svendendo, pezzo dopo pezzo.
A Natale, Signor Ministro, dovremmo sentirci più umani e meno macchine. Ma quale umanità quando è disumanizzata la propria condizione di lavoro? Le scrivo questa lettera non perché creda che Lei possa cambiare. Ma perché Lei sappia che noi non smetteremo di lottare. Non vogliamo il suo “merito”. Vogliamo diritti. Vogliamo rispetto. Vogliamo la graduatoria a scorrimento e l’idoneità che ci spetta dopo aver superato il concorso.
La lotta, la solidarietà reciproca, è il nostro regalo. La coscienza, al suo posto. La battaglia sociale, il nostro regalo promesso.
Ricordi, Ministro, che un Paese senza scuola pubblica, senza dignità per i suoi insegnanti, è un Paese che non ha futuro e che non ha niente da festeggiare.”