È stato fissato per oggi, 7 dicembre 2024, un presidio davanti al Ministero dell’Istruzione e del Merito a viale Trastevere, in Roma, a partire dalle ore 15. Il sit-in reca un manifesto che già preannuncia le motivazioni: “Chi taglia l’Istruzione taglia il futuro del Paese“. La mobilitazione mira infatti a denunciare i pesanti tagli che con la Manovra Finanziaria 2025 sono stati effettuati, in particolare, alla Scuola e all’Università.
Presidio contro la Manovra Finanziaria e il Ministro Valditara: “Scuola a pezzi”
Negli ultimi tempi la legge di bilancio del governo Meloni è al centro delle critiche, portando molti lavoratori a scendere nelle piazze per denunciare misure che non sembrano mostrarsi dalla parte delle categorie più deboli. Elevata adesione è stata ad esempio dimostrata nell’ambito dell’ultimo sciopero del 29 novembre (sebbene con una scarsa partecipazione da parte del settore scolastico), e sarà previsto anche un altro nuovo sciopero generale per il prossimo venerdì 13 dicembre 2024.
In vista dell’odierno presidio le forze dell’opposizione hanno espresso malcontento nei confronti delle politiche del Ministro Valditara. Elisabetta Piccolotti (AVS) ha dichiarato: “Noi continuiamo a portare avanti nelle aule parlamentari la nostra battaglia contro Valditara e la sua contro riforma della scuola, “a pezzi”, anche con emendamenti comuni delle opposizioni ma riteniamo serva una mobilitazione di piazza, per ribadire che, se la destra è maggioranza in parlamento, non lo è nel paese“.
Alle parole della deputata rosso verde ha fatto eco anche Peppino Buondonno, responsabile nazionale scuola di Sinistra Italiana: “Mentre con un emendamento Fratelli d’Italia propone di destinare altri 10 milioni di euro alle scuole private, l’Italia è tra gli ultimi paesi in Europa per numero di laureati. Crescono gli iscritti, direttamente dopo la maturità, alle università telematiche private che stanno diventando, in pratica, atenei per i poveri. Meloni e Valditara hanno deciso di tagliare nel prossimo anno scolastico circa 8 mila posti di lavoro, tra docenti e personale amministrativo, mentre ci sono 250 mila precari (su 1 milione di docenti) che non hanno concrete prospettive di stabilizzazione.“