La proposta della Lega di introdurre nell’ambito della Riforma pensioni 2025 una Quota 41 in versione light non è stata accolta di buon grado da parte dei sindacati, i quali preferirebbero venisse istituito l’assegno di garanzia per i giovani. In questo modo, sarebbe possibile garantire loro un importo dignitoso nonostante carriere precarie e discontinue.

Pensioni 2025: i sindacati chiedono l’assegno di garanzia

L’idea avanzata dalla Lega di introdurre in ambito pensionistico Quota 41 light basata sul calcolo puramente contributivo dell’assegno non è piaciuta ai sindacati. Inoltre la Cgil, tramite il suo responsabile previdenza Ezio Cigna, ha fatto sapere che la proposta di “dirottare” parte del Tfr alla previdenza complementare, come suggerito dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, non è mai stata discussa con le parti sociali. Il sindacalista ha dichiarato alla Stampa che la previdenza complementare non può essere la soluzione per offrire in futuro una pensione dignitosa. Questo perché attualmente molti giovani si trovano a dover fare i conti con stipendi ridotti e carriere discontinue. Pertanto la Cgil vorrebbe si arrivasse ad introdurre una pensione contributiva di garanzia.

Dello stesso avviso sembrerebbe essere anche il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, il quale ha ricordato che a settembre dovrà necessariamente riprendere il confronto con il Governo sul tema delle pensioni. Con particolare attenzione alla previdenza complementare e alla flessibilità in uscita. C’è da dire inoltre che nemmeno il resto della maggioranza sarebbe molto convinta a proposito di Quota 41 light. Forza Italia, in particolare, sarebbe più interessata ad aumentare le pensioni minime. Mentre per Fratelli d’Italia la priorità continua ad essere cercare di non gravare troppo sul bilancio pubblico con le misure previdenziali.

Anche Anief contro Quota 41

Quota 41, di fatto, non convincerebbe neppure l’associazione sindacale Anief. A tal proposito, il presidente nazionale Marcello Pacifico ha ricordato che in un settore come quello scolastico riuscire a raggiungere i 41 anni di contributi versati non solo può essere molto difficile per via del precariato, ma può anche aumentare l’esposizione dei lavoratori al fenomeno del burnout. La sua controproposta consisterebbe dunque nel richiedere una finestra speciale di pensionamento a 62 anni e il riscatto gratuito della laurea per chi lavora nel comparto scuola.