Continua lo studio da parte del Governo di possibili proposte per le pensioni anticipate 2025, in modo tale da non gravare troppo sulle casse dello Stato: a tal proposito, spunta la nuova ipotesi per l’allungamento delle finestre d’uscita. Questa soluzione, già adottata nel 2024 per Quota 103 che ha visto un allungamento da 3 a 7 mesi delle finestre nel settore privato e da 6 a 9 in quello pubblico, rischia di essere estesa anche ad altre misure.
Pensioni anticipate 2025: ipotesi allungamento finestre d’uscita
Nell’ambito delle pensioni anticipate, potrebbe essere in arrivo una nuova stretta per chi punta all’uscita in anticipo solo sulla base dei contributi versati. Per l’anno prossimo, infatti, si starebbe vagliando l’ipotesi di allungare le finestre per le anticipate con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne) da 3 a 6-7 mesi, a prescindere dall’età. Tale misura, se dovesse essere approvata, comporterebbe il pensionamento dopo 43 anni e 4 mesi di lavoro per gli uomini (o 43 anni e 5 mesi nel caso di allungamento della finestra a 7 mesi) e dopo 42 anni e 4 mesi per le donne (42 anni e 5 mesi con un allungamento di 7 mesi).
Le conseguenze
Così facendo, si andrebbe sostanzialmente a ricalcare lo schema di Quota 103, basato sull’uscita dal mondo del lavoro a 62 anni di età e 41 contributi versati. La pensione anticipata diventerebbe quindi più difficilmente raggiungibile e meno conveniente per via del ricalcolo contributivo dell’assegno, che per molti rappresenta una riduzione a regime.
Sembra invece meno probabile, ma non completamente esclusa, l’ipotesi di introdurre anche per le pensioni anticipate con 42 anni e 10 mesi il calcolo contributivo dell’assegno, da applicare su tutti gli anni di contributi. Questa opzione ovviamente determinerebbe un notevole risparmio per le casse dello Stato, ma difficilmente potrebbe essere accettata dall’attuale maggioranza, dai sindacati e dai lavoratori perché provocherebbe un considerevole taglio degli importi.