soldi pensionati
Calcolatrice e soldi

Sul fronte pensionistico, nell’ambito della Legge di Bilancio 2025, il Governo sta lavorando da un lato su una serie di incentivi per cercare di trattenere a lavoro chi ha maturato i requisiti per la pensione, mentre dall’altro sta valutando la possibilità di incrementare le pensioni minime oltre il tasso d’inflazione.

Pensioni minime 2025: possibili aumenti in arrivo

Sebbene il Governo sulle pensioni stia lavorando come abbiamo visto in due possibili direzioni, le misure incluse nella manovra finale dipenderanno fortemente dalle risorse disponibili. Per quanto riguarda i trattamenti minimi, Forza Italia starebbe spingendo per un possibile innalzamento degli importi oltre l’adeguamento dovuto all’inflazione. In questo modo, non solo sarebbero garantiti i 621 euro mensili per effetto della rivalutazione, che dovrebbe attestarsi sull’1%, ma si dovrebbe andare addirittura oltre, fino a raggiugere la soglia dei 630/640 euro in base alle risorse che i tecnici riusciranno a reperire.

Se non dovesse esserci disponibilità a sufficienza non si esclude possa scattare una nuova stretta sulla rivalutazione delle pensioni d’importo più elevato. Ad ogni modo, ricordiamo che già quest’anno le pensioni minime sono salite da 598,61 euro al mese a 614,77. A quest’ultimo livello si è arrivati per effetto dell’aumento del 2,7% di tutte le pensioni che erano pari o sotto il minimo Inps, con un costo complessivo per le casse dello Stato di 379 milioni.

Le altre misure

Oltre che sulle pensioni minime, il Governo starebbe lavorando su una serie di incentivi per convincere i lavoratori prossimi alla pensione a rimanere in servizio anche dopo il raggiungimento dei requisiti. Una sorta di potenziamento del cosiddetto bonus Maroni. La fruizione del bonus sarebbe in ogni caso su base volontaria, sia nel settore pubblico che privato. Inoltre, sembrerebbero al momento confermate Quota 103, Ape sociale e Opzione donna, tutte nella versione attuale.

Infine, è probabile che l’Esecutivo decida di puntare anche sul rafforzamento della previdenza integrativa su base volontaria, per la destinazione del Tfr ai fondi pensione, che per i nuovi assunti potrebbe essere comunque destinato con una quota fissa del 25% da confermare in un secondo momento.