Mentre il Governo sta valutando quali misure introdurre il prossimo anno nell’ambito della Riforma delle pensioni, l’Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori (Anief) è tornata a denunciare i rischi corsi dal personale della scuola nel rimanere in servizio oltre una certa soglia anagrafica. Questo infatti, secondo il sindacato, è uno dei comparti lavorativi più usuranti e i dipendenti sono spesso vittime di burnout. 

Pensioni scuola: servono una finestra speciale e il riscatto gratuito della laurea

Secondo quanto dichiarato dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, nel 2025 potrebbe essere finalmente introdotta Quota 41 senza limiti anagrafici in cambio del calcolo dell’assegno con il sistema contributivo puro. L’esponente della Lega ha inoltre spiegato che la speranza del Governo sarebbe quella di prorogare sia l’Ape sociale che Opzione donna. Nulla però è ancora deciso. Ad ogni modo, nonostante queste promesse, il presidente nazionale Anief Marcello Pacifico ha ribadito la necessità di introdurre una finestra speciale per il pensionamento del comparto scuola e il riscatto gratuito della laurea.

Le parole di Marcello Pacifico

“Basta inganni sui pensionamenti: dopo il ritorno alla piena Legge Monti-Fornero, adesso dobbiamo rinunciare anche alla nemmeno troppo conveniente Opzione donna: si va sempre più verso una unica ‘finestra’ di uscita con 41 anni di contributi”. Ha esordito Pacifico criticando l’attuale sistema pensionistico. “Anief ribadisce la necessità di una uscita anticipata per la scuola dove l’80% dei lavoratori sono donne e più del 40% è over 60”. Ha inoltre specificato il sindacalista. “Si tratta di uno dei comparti lavorativi più usuranti e dipendenti sono  facili vittime del burnout. Inoltre, il tasso di precarietà e il gap anagrafico coi discenti è il più alto al mondo. È incredibile, ma con queste condizioni nemmeno la laurea è ancora possibile riscattare gratuitamente”.

Oltre a denunciare la drammatica situazione in cui si trova il personale scolastico, Anief ha poi indicato ancora una volta quali potrebbero essere le possibili soluzioni al problema. A suo avviso lo Stato dovrebbe pagare mensilmente sia i contributi ai 3,5 milioni di dipendenti pubblici, sia la sua parte di TFR/TFS. In questo modo, si potrebbero risanare i conti consentendo al tempo stesso ai lavoratori di accedere alla pensione con qualche anno di anticipo.