Dopo essersi espresso sulle riforme anti-denatalità e sulla necessità di istituire una nuova finestra di uscita dal lavoro per il personale scolastico, il presidente nazionale Anief Marcello Pacifico è tornato a parlare di pensioni e, in particolare, stavolta ha espresso la sua opinione su Opzione donna e sull’Ape sociale. Due misure di anticipo pensionistico che potrebbero scadere definitivamente a fine anno se non venissero riconfermate.

Pensioni: si va di male in peggio

“Sul trattamento previdenziale dei dipendenti si sta procedendo male, ma ora si rischia di andare ancora peggio”. È così che si è espresso il presidente Marcello Pacifico a margine del secondo giorno del IV congresso nazionale Anief. “Bisogna assolutamente evitare la scomparsa degli anticipi pensionistici, che anzi devono essere ampliati e attuati senza penalizzazioni perché vi sono professioni, come quella dell’insegnante, che non sono compatibili con un’uscita forzata dal lavoro a 67 anni”. Ha aggiunto subito dopo, ribadendo ancora una volta la necessità di istituire una finestra di uscita anticipata per il personale della scuola.

Come già detto in replica al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, Pacifico è favorevole a sostenere disposizioni normative in risposta alla denatalità. Allo stesso tempo, però, è anche convinto che debba essere introdotta “una politica di deroghe che sostengono i lavoratori impegnati in attività gravose o, come nella scuola, portatrici in alta percentuale di burnout”.

La posizione Anief su Opzione donna e Ape sociale

Nello specifico Pacifico ha parlato di Opzione donna e dell’Ape sociale. Due misure che se non venissero riconfermate con la prossima Legge di Bilancio rischierebbero di concludersi definitivamente il 31 dicembre 2024. Ed è proprio su un’ipotetica cancellazione delle due misure alla fine dell’anno che la stampa ha chiesto al presidente Anief di esprimersi. “Gli anticipi Opzione donna e Ape sociale vanno allargati a tutto il personale scolastico, altro che cancellati”. Ha dichiarato Pacifico. “Allo stesso tempo occorre pure separare nella gestione del bilancio dell’INPS il welfare dalla spesa per le pensioni. Se non scorporiamo lo stato sociale dal bilancio dell’Istituto di previdenza si rischia di andare verso il default”.

Il sindacalista ha inoltre ricordato che se la Legge Fornero dovesse rientrare a pieno regime un giovane insegnante si ritroverebbe a versare più di 50 anni di contributi senza nemmeno raggiungere un assegno pensionistico dignitoso. Un problema che riguarda non solo il comparto scolastico, ma anche tutti gli altri lavoratori.