Come anticipato, il 2025 non ha portato con sé grosse novità in fatto di pensioni, tuttavia il dibattito sulla riforma continua ad essere più acceso che mai: ecco quali potrebbero essere ad oggi le nuove proposte per il prossimo anno secondo il Centro Studi Itinerari Previdenziali.
I tentativi per cercare di superare la Legge Fornero
Ormai da anni si parla di una possibile riforma pensioni che possa superare definitivamente la Legge Fornero. Tuttavia, fino ad ora, sono state introdotte solo delle misure ponte che hanno cercato da un lato di andare incontro alle esigenze dei lavoratori e dall’altro di tenere conto della limitata disponibilità di risorse economiche.
Tra le proposte più discusse degli ultimi tempi ci sono Quota 41 senza requisito anagrafico, voluta fortemente dalla Lega, la pensione divisa in due parti (contributiva + retributiva) proposta dall’ex presidente Inps Pasquale Tridico, con una somma ridotta versata al compimento dei 62-63 anni e una piena al raggiungimento dei 67 anni, vari sistemi a quote come Quota 100 e tutte le misure successive e la flessibilità in uscita, caldeggiata anche dagli esperti del Centro Studi Itinerari Previdenziali, guidati da Alberto Brambilla.
Pensioni: le nuove proposte per la riforma
Tutte le misure introdotte o prese in considerazione finora (comprese Opzione donna e l’Ape sociale) non sono servite a superare la Legge Fornero. Resta di fatto il problema delle ridotte risorse economiche e della necessità di posticipare l’entrata in pensione dei lavoratori per via dell’aumento dell’aspettativa di vita. Per questo motivo, il Centro Studi Itinerari Previdenziali avrebbe avanzato una nuova ipotesi di riforma basata su un sistema di flessibilità in uscita. In sintesi, la proposta si articola nei seguenti punti:
- separazione fra previdenza e assistenza;
- adeguamento dei requisiti per le pensioni all’aspettativa di vita solo per chi ha pochi contributi;
- conferma dei requisiti di accesso alle pensioni anticipate ordinarie;
- favorire il pensionamento di soggetti fragili come precoci, lavoratori gravosi e donne;
- bonus retributivi e sgravi contributivi per chi ritarda l’accesso alla pensione anche dopo il raggiungimento dei requisiti;
- riduzione delle attuali misure per l’uscita anticipata;
- formazione professionale e programmi di invecchiamento attivo dei lavoratori.