Già da tempo il sistema a Quote per il pensionamento anticipato si trova al centro del mirino di Bruxelles e dei tecnici della Ragioneria generale dello Stato perché continua a favorire l’aumento della spesa pensionistica. Di recente il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha fatto un quadro generale della situazione italiana, sottolineando come il nostro Paese dovrebbe cercare di abbassare il debito pubblico, evitando misure temporanee costose, comprese quelle per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro.
Pensioni, Fmi all’Italia: ‘Evitare costose opzioni di pensionamento anticipato’
Il Fondo monetario italiano nelle sue indicazioni per l’Italia si è raccomandato di ridurre il debito pubblico. Come si legge nel rapporto, se da un lato dopo la crisi del Covid e dei prezzi dell’energia l’economia “si è ripresa bene”, dall’altro si evince che “la crescita si è ridotta”. Secondo il Fmi è giunto quindi il momento di tagliare le misure troppo costose per le casse dello Stato come il Superbonus edilizio, il taglio del cuneo fiscale e le pensioni anticipate. Bisogna “snellire ulteriormente la spesa per le pensioni, alzando l’età pensionabile effettiva ed evitando costose opzioni di pensionamento anticipato“.
Stop alla stagione delle Quote?
Già da tempo si è parlato di una possibile fine della stagione delle Quote, in modo tale da ridurre la spesa pensionistica da un lato e favorire meccanismi di uscita flessibili ed equi per tutti dall’altro. Quota 103 nella versione contributiva introdotta quest’anno dal Governo Meloni potrebbe essere di fatto l’ultima della serie. Aal di là dei costi, bisogna inoltre considerare che a parte Quota 100 che ha ottenuto un discreto successo in termini di adesioni, le altre Quote hanno suscitato uno scarso appeal sui lavoratori.
Tra il 1° gennaio 2022 e il 31 dicembre 2023 ad uscire con Quota 102 e Quota 103 nella sua versione originaria sono stati poco più di 36 mila lavoratori. Con una preferenza per Quota 103, con oltre 23 mila uscite nel 2023, rispetto a Quota 102 che conta meno di 13 mila pensionamenti anticipati in due anni. Malgrado ciò “l’effetto Quote” continua a farsi sentire sull’andamento della spesa previdenziale. È dunque in questo clima che il Governo si troverà a decidere sul post Quota 103. Le ipotesi in gioco rimangono sostanzialmente due: la proroga per un altro anno di Quota 103 o Quota 41 completamente contributiva. Anche in questo caso, però, il cavallo di battaglia della Lega non sarebbe del tutto privo di costi.