I docenti precari cosiddetti ‘storici’ protestano per i costi collegati all’iscrizione e alla frequenza dei nuovi percorsi abilitanti formativi all’insegnamento, introdotti dal DPCM pubblicato alla fine del mese di settembre in Gazzetta Ufficiale. L’abilitazione, seppur rappresenti un passo importante per la carriera di un insegnante, non dà diritto al ruolo che, invece, si dovrà conquistare vincendo il concorso.
I precari storici protestano per i costi troppo alti dei percorsi abilitanti
Il Fatto Quotidiano riporta le testimonianze di alcuni docenti. ‘Per molti di noi precari storici – spiega Ilaria Petri alla testata giornalistica – questi percorsi sono discriminanti per due motivi. Il primo motivo è legato al fatto che chi si troverà nelle condizioni di dover acquisire solo 36 CFU (perché già in possesso, da anni, dei 24, pagati profumatamente), si dovrà iscrivere al percorso da 60 CFU, e pagare per 60. È come se i 24 si pagassero una seconda volta. Il secondo motivo – prosegue la docente – è che non sono previste lezioni in modalità asincrona, ma solo in presenza e di mattina. In questo modo, chi ha figli da seguire il pomeriggio o un lavoro che non consente di prendere permessi, con turni pomeridiani; chi non può permettersi di licenziarsi, perché altrimenti non saprebbe come vivere (né come pagare il percorso abilitante in questione) cosa fa? È costretto a rinunciare per sempre alla possibilità di abilitarsi?’.
Flc-Cgil: ‘Noi chiediamo da sempre la gratuità dei percorsi’
La segretaria della Flc Cgil, Gianna Fracassi, ha commentato duramente questa situazione: ‘Noi siamo in campo da sempre per chiedere la gratuità dei percorsi, essendo la formazione un diritto-dovere imprescindibile, non un optional, per coloro che intendono accedere all’insegnamento. Siamo stati inascoltati, ma non demordiamo. Poiché la norma prevede i costi massimi, sia per i percorsi da 60 che per quelli da 30 CFU, lasciandone la determinazione all’autonomia universitaria, faremo il possibile perché gli atenei applichino riduzioni significative e criteri di progressività. Per quanto riguarda la frequenza, riteniamo che vadano garantite le condizioni per consentire l’accesso, a partire dalla fruizione delle 150 ore per il diritto allo studio e dall’applicazione di flessibilità oraria affinché i turni di lavoro siano compatibili con la partecipazione alle attività formative’.
UIL Scuola: ‘Nodi irrisolti per chi ha almeno 3 anni di servizio o i 24 CFU’
Anche il segretario della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile, ha espresso critiche severe: ‘Restano diversi nodi irrisolti che riguardano in particolar modo i docenti che hanno già tre anni di servizio o i 24 Cfu per i quali stiamo chiedendo un accesso diretto ai percorsi e un rapporto costi abilitazione anche in base ai crediti già posseduti. Non è possibile, infatti, che chi ha già i 24 Cfu e che ha quindi già sostenuto un costo, debba pagare la stessa cifra per 36 Cfu di chi ne dovrà conseguire 60. Abbiamo inoltre rivendicato durante gli incontri al Ministero che per i docenti con tre anni di servizio non sia prevista nessuna selezione in ingresso suggerendo lo stesso criterio che è stato utilizzato per il Pas del 2013 ovvero lo scaglionamento su più anni formativi considerando però l’anzianità di servizio e la possibilità di svolgere le lezioni in modalità sincrona anche oltre il 50%. L’obiettivo deve essere quello di non disperdere l’esperienza e di valorizzarne il ‘merito’ maturato sul campo’.