‘Abbiamo ricevuto una grande delusione per una promessa disattesa’, così le associazioni dei genitori esprimono il loro rammarico per le promesse non mantenute dal MIM. Il Ministro, infatti, aveva scritto nella prima bozza di riforma del Consiglio Superiore dell’Istruzione l’impegno di nominare tre presidenti di associazione di genitori, ma il comma è stato stralciato nel percorso di approvazione del decreto.
La presenza dei genitori nel Consiglio Superiore dell’Istruzione avrebbe corretto un grave deficit normativo
La presenza dei genitori nel Consiglio – si legge in una lettera diffusa agli organi di stampa – avrebbe corretto un grave deficit normativo, dando voce a milioni di genitori nelle decisioni formative riguardanti i loro figli. La Costituzione Italiana, infatti, riconosce loro, e solo a loro, il diritto-dovere di “mantenere, istruire ed educare i figli”.
Questa rappresentanza, accanto a sindacati e altri enti sociali, avrebbe riconosciuto il ruolo fondamentale della genitorialità nel futuro della scuola e del Paese. Purtroppo, nonostante i genitori siano il gruppo sociale più attivo, restano irrilevanti nelle decisioni sociali. Non hanno una rappresentanza riconosciuta, e spesso le decisioni si fanno come se la famiglia non esistesse. La retromarcia ministeriale può essere attribuita alle proteste di sindacati, politici ed esperti, che hanno invocato l’esclusione dei genitori dalla scuola.
Espellere i genitori significa rinnegare cinquant’anni di democrazia scolastica. Gli insegnanti non sarebbero più solo dipendenti, ma professionisti in grado di offrire un’istruzione di qualità in collaborazione con le famiglie. Tuttavia, il processo democratico della scuola è stato ostacolato dalla resistenza di molti docenti nell’assumere responsabilità, mentre molti genitori hanno delegato alla scuola le loro responsabilità educative. Questa dinamica ha rotto il Patto educativo tra docenti e genitori.
Appare paradossale l’ingiunzione di molti intellettuali di escludere i genitori dalle scuole, ignorando che nella società odierna il successo professionale si basa sul consenso del pubblico. A differenza degli altri Paesi democratici avanzati, in Italia i genitori non possono scegliere liberamente scuole e insegnanti. La scuola democratica, delineata negli anni ’70, valorizza il docente-professionista in dialogo con studenti e genitori, incoraggiando la collaborazione tra scuola, famiglie e comunità. Le buone pratiche già in atto devono spronarci a proseguire con determinazione per realizzare queste idealità.