Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato alcuni giorni fa il piano estate 2024, vale a dire un programma di attività che coinvolgeranno le scuole quando non ci saranno le attività didattiche. Per mettere in atto tale iniziativa si parla di uno stanziamento di 400 milioni di euro, ai quali si aggiungono fondi provenienti da altri finanziamenti destinati all’inclusione e alle materie STEM. Sulla tematica è intervenuto il pedagogista Mario Maviglia, che in un’intervista resa a Orizzonte Scuola ha avanzato l’ipotesi di allungare il calendario scolastico fino a luglio inoltrato. Il sindacato Anief si oppone fermamente.
Anief spiega perchè nella scuola italiana non è possibile svolgere le lezioni fino a luglio
“Ci schieriamo contro qualsiasi proposta di protrarre la didattica sino ai primi giorni di luglio“. Così ha esordito Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commentando la proposta di Maviglia, e ha aggiunto: “replicare il calendario scolastico di alcuni Paesi europei, dove il clima è diverso, è profondamente sbagliato storicamente e senza senso”.
Il sindacalista ha poi proseguito: “Stiamo vivendo un processo di desertificazione, con aumento delle temperature che già rende poco gestibile fare lezione durante i restanti mesi dell’anno quando altri Paesi spalmavano le vacanze in base anche al proprio clima. Sarebbe quindi assurdo costringere studenti e insegnanti, a dispetto dei genitori lavoratori, andare a scuola in aule inadatte all’ordinario svolgimento delle lezioni. Una cosa è il recupero, un’altra l’apertura ordinaria al territorio andando a sconvolgere il calendario scolastico”.
Marcello Pacifico ha fatto poi presente come siano anche altri i motivi per dire ‘no’ al prolungamento delle lezioni in estate: “C’è un problema di fondo di certa classe politica che immagina gli insegnanti italiani lavorare meno rispetto ai colleghi europei: una convinzione che poggia tra l’altro su dati falsati comparativi che ignorano come il numero di docenti in Italia sia superiore per via dei 250 mila insegnanti di sostegno e di religione non conteggiati altrove. Quando si parla dei docenti, però, si ignora soprattutto le attività svolte a fine lezioni: di programmazione, collegiali, di recupero ed esami e tanto altro. Insomma, probabilmente chi chiede di cambiare il calendario non conosce la scuola e il lavoro degli insegnanti”.
Il presidente Anief ha infine avanzato come in realtà bisognerebbe tornare al calendario scolastico di 30 anni fa, iniziando l’anno scolastico dopo, non i primi di settembre e, finendo prima le lezioni ma con un orario settimanale maggiorato. Pacifico ricorda infatti che già all’epoca era di tre ore in più a settimana