Prosegue l’espletamento della prova orale del primo concorso docenti del PNRR. In base alle testimonianze che stanno trapelando dai partecipanti che già l’hanno sostenuta sembrano ravvisarsi disuguaglianze. Tutto ovviamente è incentrato sulla modalità di esaminare della commissione. Facciamo quindi il punto della situazione.
Prova orale: ampia discrezionalità data alle commissioni esaminatrici
Sappiamo che il calendario della prova orale seguirà tempistiche diverse in ogni regione e per ogni classe di concorso, tanto da mettere a rischio la costituzione delle graduatorie di merito a tempo per le immissioni in ruolo dell’a.s 2024/25. Nel mentre le prove stanno facendo il loro corso, e tra entusiasmo e delusione, emergono ‘feedback’ che denotano modalità diverse attraverso cui le commissioni stanno interrogando i candidati. Le differenze che si stanno evidenziando sono anche di carattere strutturale, e riguardano la formulazione delle tracce da un lato e le domande disciplinari dall’altro lato. Sicuramente ad influire è l’impostazione ‘sui generis’ di questo concorso, che non ha previsto domande disciplinari in sede di prova scritta. Ma soprattutto ciò che ‘pesa’ è l’assenza di indicazioni univoche da parte del Ministero, che portano dunque le commissioni ad esaminare i candidati in sede di prova orale in maniera profondamente diversa.
Tra le casistiche segnalate si riporta ad esempio quanto accaduto in Liguria, dove per l’esposizione della traccia sono stati dati 7 minuti, contro i 15 minuti previsti da bando. Si riscontrano poi invii di tracce telegrafiche, altre che invece sono di più difficile interpretazione, altre ancora più ricche di dettagli.
In merito poi alle domande disciplinari ci sono commissioni che tendono a impostare la prova come colloquio, altre che si rivolgono ai candidati con una vera e propria interrogazione con domande a raffica che entrano nel dettaglio della legislazione scolastica piuttosto che delle indicazioni nazionali. Anche questo è il risultato di una mancanza di ‘direttive’ fornite dal Ministero che danno sostanzialmente ampia discrezionalità alle commissioni.
Diversità infine si denotano anche con riguardo alla valutazione della capacità di comprensione e conversazione in lingua inglese almeno al livello B2: si spazia da domande personali che lasciano libertà di espressione, a definizioni richieste in lingua inglese, oppure anche domande tecniche a cui saper rispondere in lingua inglese.
In definitiva si può concludere come questa mancanza di univocità favorisca o penalizzi gli esaminati a seconda della commissione, senza un preciso criterio, e senza far dipendere l’esito della prova orale necessariamente solo alla fortuna.