Molti sono i dubbi che spesso sorgono quando si parla di sostegno agli alunni con disabilità, in special modo se si tratta di studenti alla fine del proprio percorso di studi. Tanti docenti, ad esempio, sia di posto comune che di sostegno, a volte necessitano chiarimenti in merito allo svolgimento dell’esame finale del ciclo di istruzione in cui lavorano. Qui di seguito ci soffermiamo in particolare su cosa si intende per prove equipollenti. 

Cosa sono le prove equipollenti

Premettendo che equipollente vuol dire ‘dello stesso valore’, si tratta di verifiche personalizzate, diverse da quelle dei compagni, ma che consentono ugualmente di verificare se sono stati raggiunti gli obiettivi o le competenze previste per tutta la classe. “Le prove equipollenti devono consentire di verificare che il candidato abbia raggiunto una preparazione culturale e professionale idonea per il rilascio del diploma attestante il superamento dell’esame” (Ordinanza Ministeriale sull’Esame di Stato del 2017). Tali verifiche, pertanto, permettono di risponder alle esigenze educative degli alunni con disabilità, mantenendo il raggiungimento degli stessi obiettivi dei compagni e il conseguimento del diploma finale. 

Alcuni esempi di prove

Tali prove, pertanto, possono prevedere l’omissione di contenuti considerati non essenziali, o la consultazione di prontuari o glossari. É possibile anche allungare i tempi di svolgimento o ridurre quantitativamente il numero di esercizi o domande da svolgere. Ad esempio, se una verifica di matematica prevede la risoluzione di 5 esercizi, in una prova equipollente si può ridurne il numero ma conservare lo stesso livello di difficoltà. O ancora, un’interrogazione orale è certamente equipollente ad una prova scritta, anche se la forma è diversa, se gli argomenti richiesti sono sostanzialmente gli stessi. Allo stesso modo la verifica può essere a domande chiuse anziché aperte. Sono solo gli insegnanti a decidere se una verifica è o no equipollente, no il GLO.