La Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sui quesiti referendari sottopostole, lo scorso 20 gennaio ha bocciato quelli riguardanti l’autonomia differenziata. In primavera sarà comunque previsto un referendum su cui i cittadini saranno chiamati a votare: uno avrà ad oggetto il Jobs Act e l’altro la cittadinanza. La data non è ancora nota ma dovrà essere decisa nei prossimi giorni: dovrà essere necessariamente una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno, e secondo i ‘rumors’ non dovrebbe essere concomitante con le elezioni regionali, laddove previste.
Referendum in primavera: i 5 quesiti
Il quesito riguardante il referendum sull’autonomia differenziata è stato bocciato dalla Corte Costituzionale poichè ritenuto inammissibile in quanto “l’oggetto e la finalità… non risultano chiari” e “ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore“. Inoltre la Consulta ha anche specificato che il referendum, così come sarebbe stato impostato, avrebbe alterato la funzione della Costituzione. Anzichè quindi utilizzare lo strumento del referendum abrogativo occorrerebbe avviare una revisione costituzionale.
Passano invece i due referendum sul ‘Jobs Act’ e sulla cittadinanza, i cui quesiti sono stati considerati ammissibili. Nello specifico un quesito riguarderà il dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana. Mentre sul fronte del lavoro saranno 4 i quesiti referendari promossi dalla CGIL: uno sul contratto a tutele crescenti e la disciplina dei licenziamenti nelle imprese più piccole, la cui abrogazione riporterebbe alla legge Fornero del 2012; un altro quesito propone la cancellazione integrale del decreto che ha liberalizzato i contratti a tempo determinato; poi c’è il quesito che chiede di abrogare una legge del 1966 che ha imposto alle piccole aziende un tetto massimo all’indennizzo per i licenziamenti illegittimi; e infine la richiesta di rimuovere le norme che, in caso di infortunio, escludono la responsabilità dell’impresa appaltante.