Negli ultimi anni il tema dell’inclusione scolastica ha assunto un ruolo centrale nel dibattito educativo, ma negli ultimi mesi a creare un acceso dibattito è il contributo dei docenti di sostegno senza titolo, che da anni operano con dedizione nelle scuole italiane. Hanno il diritto di abilitarsi con un percorso diverso da quello tradizionale, o no? Ancora una lettera giunge in redazione da parte del gruppo Uniti per Indire, che questa volta è indirizzata ai Ministri del Mim e del Mur.

Il vero significato del merito nell’insegnamento di sostegno

La lettera fa notare che il Decreto Legge 71/2024, convertito nella Legge 106/2024, rappresenta un riconoscimento ufficiale del loro valore. Ma cosa significa davvero merito nel contesto educativo? E come si confronta l’esperienza sul campo con il percorso del TFA Sostegno?

Il merito non può essere definito solo dal possesso di un titolo accademico. Un docente di sostegno esperto ha acquisito competenze pratiche fondamentali, spesso superiori a quelle offerte dai percorsi formativi tradizionali. Tra le capacità sviluppate sul campo troviamo:

  • Gestione delle dinamiche di classe e collaborazione con le famiglie.
  • Redazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI) e personalizzazione della didattica.
  • Adattamento delle strategie educative in base ai bisogni specifici degli studenti con disabilità.

Queste competenze non si apprendono esclusivamente nei corsi di formazione, ma richiedono anni di esperienza diretta.

L’importanza di decreti attuativi tempestivi

Il riconoscimento formale del merito è un primo passo importante, ma per garantire una reale valorizzazione dell’esperienza dei docenti di sostegno è essenziale l’emanazione rapida dei decreti attuativi previsti dalla Legge 106/2024. Potete leggere la lettera integrale scritta dalla rappresentante del gruppo, Daniela Nicolò.