Ha destato allarme la notizia di qualche settimana fa secondo cui il Ministro Valditara avrebbe intenzione di attuare un piano di riduzione delle supplenze brevi per reperire docenti e personale ATA. Il riferimento non è alle nomine al 31 agosto e 30 giugno ma agli incarichi di pochi mesi, se non di pochi giorni. Queste supplenze costerebbero troppo alle casse dello Stato, e per tale ragione si starebbe pensando ad una soluzione per coprire comunque i posti vacanti per poco tempo senza però andare ad incidere eccessivamente sull’erario. Cosa ne pensa al riguardo il personale scolastico precario? Abbiamo raccolto alcuni commenti e proposte dal web.
Meno supplenze brevi: quali ipotesi saranno messe in campo?
L’ipotesi che sembra essere più papabile è quella in base alla quale nel momento in cui le scuole supereranno una certa soglia di spesa dovranno contenere le supplenze brevi attingendo tra i docenti interni, riducendo in questo modo la stipula di contratti temporanei. Ma questo potrebbe anche voler dire quindi meno convocazioni dalle graduatorie d’istituto che, aggiunte agli annunciati tagli del personale docente e ATA, rappresenterebbe un ulteriore danno per i precari.
Nel commentare il piano di riduzione delle supplenze brevi il personale scolastico è diviso tra chi è preoccupato per il proprio futuro lavorativo e chi non crede che questo obiettivo sia concretamente attuabile. “Le classi resteranno scoperte in questo modo“; “arriva la Buona Scuola 2“. Questi i principali commenti ironici, a cui si aggiunge anche il pensiero di chi ritiene che andrebbe cambiato il sistema di reclutamento per ovviare anche al problema delle supplenze brevi.