A poche ore dall’approvazione in via definitiva del Ddl n.1830 da parte della Camera dei Deputati, già è esploso il dibattito sulle novità apportate dal decreto in merito alla riforma del voto in condotta. Come abbiamo visto, le nuove misure conferiscono molto più valore al comportamento degli studenti, alla luce degli episodi di violenza e indisciplina verificatesi negli ultimi tempi a danno di compagni e docenti. Non tutti, però, sono concordi nel sostenere che questa sia la strada giusta per contrastare questi casi di devianza e di non rispetto delle regole. Di seguito il punto della questione.
Ecco cosa cambia con la riforma del voto in condotta: si promuove la cultura del rispetto….
Come abbiamo visto, la riforma del voto in condotta prevede il ritorno della votazione del comportamento alla secondaria di I grado, dove con 5 si boccerà. Alle superiori, con 6 il giudizio resterà in sospeso fino alla presentazione di un elaborato di cittadinanza da presentare dopo le vacanze estive. Inoltre, non si potrà ottenere il massimo dei crediti scolastici con un voto inferiore al 9.
Molto soddisfatto si è mostrato il deputato della Lega, Rossano Sasso, che ha così commentato: “Con l’approvazione del Ddl Valditara, abbiamo riportato al centro la cultura del rispetto: rispetto delle regole, rispetto del principio di autorità, rispetto di tutta la comunità scolastica. Una scuola in cui crescere sereni, dove chi occupa, rompe e paga poi ci rimette i soldi di tasca propria e non è più la scuola a pagare i danni. Una scuola in cui chi si comporta male se ne assume le conseguenze: giustizia riparativa, cittadinanza solidale e, nei casi più gravi, 5 in condotta e bocciatura”.
O si afferma una scuola autoritaria?
Molto duro, invece, il commento di Gianna Fracassi, segretaria generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL: “Il ddl Valditara sul voto in condotta, approvato oggi alla Camera, è una misura inefficace e formale che propone un’idea di scuola autoritaria, che dimentica la propria missione principale di educare, con personale formato e motivato, con strumenti didattici adeguati e tempi scuola distesi”.
Contrari e delusi dalla riforma del voto in condotta gli stessi studenti: “Oggi si è aggiunto un altro tassello al progetto repressivo del Governo, di cui la criminalizzazione degli studenti è la base”, ha dichiarato Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi evidenziando che “il voto in condotta diventa troppo spesso uno strumento per punire la partecipazione politica degli studenti. Ora che sarà legato ai crediti della maturità e quindi al voto finale, chi garantisce l’obbiettività del giudizio e la libertà di espressione del singolo alunno?”.