Fra le varie ipotesi emerse nell’ambito della prossima riforma delle pensioni si è fatta largo una nuova proposta basata su un’uscita flessibile con 67 anni di età e 25 di contributi versati. L’obiettivo non sarebbe quindi quello di introdurre l’ennesima misura ‘ponte’, ma di modificare sostanzialmente la Legge Fornero che regola il pensionamento nel nostro Paese dal 2011.
Riforma pensioni 2025: spunta la nuova proposta 67 più 25
Secondo Alberto Brambilla e Antonietta Mundo del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, per rendere più sostenibile il sistema previdenziale italiano minacciato dal progressivo invecchiamento della popolazione occorrerebbe alzare il requisito anagrafico per la pensione da 20 a 25 anni. In secondo luogo, bisognerebbe prevedere un sistema basato su premi e penalizzazioni, rispettivamente per chi resta a lavoro più a lungo e per chi decide di uscire in anticipo. In ogni caso l’importo dell’assegno non dovrebbe mai essere inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.
Così facendo, si potrebbe creare una finestra di circa un decennio, dai 62 o 63 anni fino ad un massimo di 72 anni di età, in cui i lavoratori potrebbero andare in pensione una volta che hanno accumulato 25 anni di contributi. Il meccanismo andrebbe dunque a penalizzerebbe chi sceglie la pensione prima dei 67 anni.
I punti fondamentali della misura
Dopo la proposta del sistema flessibile sul modello della Legge Dini, spunta la nuova ipotesi della pensione a 67 anni più 25 di contributi. Il piano, di fatto, consisterebbe in tre punti fondamentali:
- un innalzamento del requisito contributivo a 25 anni;
- la creazione di una finestra di 9-10 anni in cui andare in pensione, in cambio di una riduzione dell’assegno in misura proporzionale al numero di anni di anticipo rispetto alla soglia dei 67 anni;
- l’introduzione di premi per chi decide di rimanere a lavoro oltre i 67 anni e fino ai 72 anni.
In ogni caso bisognerebbe assicurare un assegno pari a 1,5 volte quello minimo, in modo tale da garantire una pensione dignitosa anche in caso di uscita anticipata. Questo meccanismo non solo andrebbe a sostituire la legge Fornero, ma eliminerebbe anche molte delle misure di uscita anticipata che negli ultimi anni hanno gravato sui conti pubblici. Al momento, però, il Governo sembrerebbe essere orientato più verso una riforma temporanea. In particolare, starebbe considerando l’ipotesi di introdurre Quota 41 senza limiti anagrafici, in cambio di una considerevole riduzione dell’assegno.