L’Inps ha ufficialmente adottato l’aumento del 5,4% con decorrenza a partire dal 2024, derivato dalla rivalutazione delle pensioni in base al costo della vita. Questa modifica influenzerà l’ammontare della cifra da quest’anno in poi. Come spiega infatti il messaggio Inps numero 840 del 2024, la revisione dei coefficienti influisce sul metodo di calcolo delle pensioni.
Calcolo retributivo
L’aggiornamento dei coefficienti interessa il modo con cui vengono calcolate le pensioni. Si tratta di un elemento fondamentale per coloro che rientrano nel sistema retributivo, cioè coloro che hanno accumulato anzianità contributiva fino al 31 dicembre 1995. Sebbene infatti sia stato ufficialmente abbandonato dal 1° gennaio 2012, questo metodo continua ad essere impiegato per calcolare le quote pensionistiche relative ai periodi lavorativi precedenti. I due principali fattori su cui si basa il calcolo sono:
- il numero degli anni di contribuzione;
- la media delle retribuzioni lorde aggiornate, riferite agli ultimi anni di attività lavorativa.
La prestazione pensionistica si calcola come il 2% del reddito pensionabile per ogni anno di contribuzione. Con 25 anni di contributi si ottiene il 50% della media degli ultimi stipendi. Con 35 anni il diritto sale al 70%. Mentre con 40 anni di contributi si arriva all’80%. La rendita pensionistica si compone di due parti denominate:
- Quota A: relativa alle anzianità contributive accumulate fino al 31 dicembre 1992;
- Quota B: si riferisce al periodo dal 1° gennaio 1993 fino al 31 dicembre 2011 per chi aveva almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, o fino al 31 dicembre 1995 per chi aveva meno di 18 anni di contributi.
Per i lavoratori dipendenti la base pensionabile della quota A deriva dalla media degli stipendi degli ultimi 5 anni prima della pensione. La quota B, invece, si calcola dalla media annua delle retribuzioni degli ultimi 10 anni se il lavoratore ha almeno 15 anni di contributi al 31 dicembre 1992, o dalla media degli ultimi 5 anni di retribuzione più quelle percepite dal 1° gennaio 1993 fino alla pensione, se i contributi sono inferiori a 15 anni.
Rivalutazione pensioni 2024: come cambiano gli importi
Dal 1° gennaio 2024 l’adeguamento all’inflazione per le pensioni è pari a +5,4%. Il decreto ministeriale lavoro-economia ha confermato per l’anno 2024 le 6 fasce di perequazione, ognuna associata a un importo specifico. Ricordiamo a tal proposito che solo le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo Inps dell’anno 2023 (567,94 euro) subiscono la rivalutazione completa al 100%. La modifica riguarda solo la fascia di importo superiore a dieci volte il trattamento minimo, per cui è stata stabilita un’aliquota di rivalutazione del 22% e non del 32% come nel 2023.
Alla luce di quanto detto finora e stando all’esempio riportato da Il Messaggero, con l’anticipo della rivalutazione del 5,4%, un assegno il cui importo mensile ammontava a 3.715,30 euro lordi, fascia di reddito tra 6 e 8 volte, all’inizio del 2024 è aumentato di 94,29 euro lordi, raggiungendo quindi l’importo mensile di 3.809,59 euro lordi.