Il 27 novembre scorso, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto sulla rivalutazione automatica delle pensioni a partire dal 1° gennaio 2025, l’aumento però non riguarderà tutti i pensionati. Ecco chi rimarrà escluso.
Rivalutazione pensioni 2025: chi sono gli esclusi
Anche nel 2025 le pensioni aumenteranno per effetto dell’inflazione, seppur in misura limitata dal momento che l’ISTAT ha fissato allo 0,8% il tasso di previsione. Per le pensioni minime ci sarà un ulteriore incremento del 2,2%. Ciò significa quindi un aumento di circa 2 euro rispetto al 2024. Non tutti i pensionati, però, beneficeranno della rivalutazione. La nuova Legge di Bilancio, infatti, ha escluso in via eccezionale i pensionati residenti all’estero, al fine di recuperare risorse preziose da utilizzare per finanziare altre misure.
Per loro, dunque, l’importo percepito sarà lo stesso di quest’anno. A fare eccezione saranno solo le pensioni inferiori al trattamento minimo Inps, oggi pari a 598,61 euro. Inoltre, laddove il trattamento pensionistico complessivo risulti superiore al suddetto importo e inferiore al limite aumentato dell’incremento disciplinato dal presente comma l’incremento è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite.
Gli altri casi
Oltre ai pensionati residenti all’estero, fatta eccezione per coloro che non raggiungono il trattamento minimo, saranno esclusi dall’aumento anche chi percepisce l’Ape sociale. Ricordiamo a tal proposito, che l’Ape sociale non è una vera pensione, bensì una misura di accompagnamento alla pensione. Pertanto, trattandosi di una misura assistenziale riservata ai soggetti fragili, non può beneficiare dei vari aumenti che riguardano gli importi, fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia a 67 anni.
L’Ape sociale, dunque, non prevede la tredicesima mensilità, le maggiorazioni sociali e i trattamenti di famiglia. Inoltre, non è reversibile in caso di decesso prematuro di chi la percepisce ed ha dei limiti di importo prestabiliti. Nello specifico non può superare i 1.500 euro al mese e l’importo percepito alla prima data di liquidazione non subisce la rivalutazione dovuta al tasso di inflazione.