tagli pensioni 2025
Tasche vuote

Nella manovra finanziaria 2023 e nella manovra finanziaria 2024 il Governo ha ridotto la percentuale di rivalutazione delle pensioni legata all’inflazione, comportando così una notevole stangata sugli assegni ed un risparmio per lo Stato sulle spalle dei pensionati. Un meccanismo che dovrebbe essere riconfermato anche dalla prossima Legge di Bilancio.

Rivalutazione pensioni 2025: è in arrivo una nuova stangata?

Nel biennio precedente, con l’inflazione all’8,1 nel 2023 e al 5,45% nel 2024, le pensioni sono state rivalutate al 100% per i trattamenti fino a quattro volte il minimo, all’85% fra quattro e cinque volte il minimo, al 53% fra cinque e sei volte, al 47% fra sei e otto volte, al 37% fra otto e dieci volte e al 32% sopra dieci volte il minimo. L’ipotesi è che anche per il 2025 venga replicato il medesimo schema sulla base di un tasso di inflazione stimato all’1,6%. Ciò significa quindi che l’anno prossimo la rivalutazione delle pensioni sarà ancora più bassa rispetto agli anni precedenti, determinando così un’ulteriore stangata per i pensionati.

Se però la nuova Legge di Bilancio non dovesse confermare tale schema si tornerebbe ad un’indicizzazione delle pensioni pari al 100% fino a quattro volte il minimo, al 90% tra quattro e cinque volte il minimo e al 75% per le fasce sopra le cinque volte il minimo.

Simulazione importi e reazione dei sindacati

Di fronte alla possibilità che le pensioni possano andare incontro ad un ulteriore taglio, i sindacati hanno espresso parole molto dure. “Il Governo torna nuovamente a colpire le pensioni, e per fare cassa”. Ha commentato la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione. “Questo Esecutivo, dopo aver pesantemente ridotto la rivalutazione per il 2023 e il 2024 sta ora pensando di colpire nuovamente i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo, vale a dire pensioni appena superiori a 1.650 euro nette, altro che pensioni ricche”. Ha dichiarato Lorenzo Mazzoli, segretario nazionale dello Spi Cgil.

Secondo le previsioni elaborate dal Dipartimento Previdenza della Cgil e dello Spi, andando avanti di questo passo, una pensione che nel 2022 ammontava a 1.732 euro nette subirà un taglio complessivo di 968 euro di mancata rivalutazione. Per una pensione netta di 2.029 euro la perdita sarà di 3.571 euro. Per una di 2.337 euro si arriverà ad una perdita di 4.487 euro. Chi percepisce una pensione netta di 2.646 euro perderà complessivamente 4.534 euro.

“Invece di combattere con fermezza l’evasione fiscale e contributiva il Governo pensa ancora una volta di tagliare le pensioni”. Concludono Ghiglione e Mazzoli. “L’obiettivo è chiaro, recuperare un miliardo di euro per il 2025, che si sommano ai 10 miliardi già tagliati”. Per i sindacati, dunque, nella prossima manovra non ci saranno da un lato misure a tutela dei giovani, mentre dall’altro si continuerà a penalizzare i pensionati.