Nella scuola pubblica italiana, gli scatti di anzianità rappresentano l’unico meccanismo automatico di progressione economica per il personale docente e ATA. Tuttavia, il sistema attuale prevede aumenti distribuiti su intervalli molto ampi, con il primo scatto dopo nove anni di servizio e i successivi ogni sei anni. Questo meccanismo, secondo il sindacato Anief, non tutela adeguatamente il potere d’acquisto dei lavoratori, penalizzando soprattutto chi entra tardi in ruolo.
Aumenti di stipendi e scatti d’anzianità: una progressione stipendiale penalizzante
Marcello Pacifico, presidente di Anief, ricorda che il sistema attuale deriva dal contratto 2016-2018, quando il sindacato, ci tiene a puntualizzare Anief, non era ancora rappresentativo. Questo sistema ha recepito il CCNI del 2011, eliminando il primo gradino stipendiale al terzo anno di carriera. Inoltre, fino allo scorso anno, ai neo assunti venivano riconosciuti per intero solo i primi quattro anni di servizio da precari, penalizzando chi aveva maturato esperienza prima dell’immissione in ruolo.
Anief la definisce ‘una progressione stipendiale diabolica’
Oggi, il primo scatto arriva dopo nove anni, seguito da aumenti ogni sei anni per tre volte, fino al 35° anno di servizio. Da lì, nessun ulteriore incremento, nonostante il pensionamento avvenga dopo 42-43 anni di contributi. Per evitare stipendi fermi per decenni, Anief chiede una revisione con aumenti quadriennali, così da contrastare l’inflazione, che i rinnovi contrattuali riescono a coprire solo in minima parte. Un sistema più equo garantirebbe una maggiore giustizia economica e professionale per il personale scolastico.
La proposta Anief: scatti ogni quattro anni
‘Alla luce di queste progressioni stipendiali superate dal tempo – spiega Pacifico – Anief propone di introdurre gli scatti stipendiali ogni quattro anni, così per permettere un adeguamento regolare dello stipendio rispetto al costo della vita, considerando che gli aumenti derivanti dai rinnovo contrattuali, come avverrà anche con il CCNL 2022-24, riescono a coprire meno della metà, probabilmente appena un terzo, dell’inflazione maturata nel frattempo e con la quale devono convivere tutti i giorni i lavoratori costretti a percepire compensi dal potere d’acquisto sempre più misero’.