In alcune scuole in cui vige la scansione in trimestri è già quasi tempo di scrutini ai fini della valutazione periodica degli studenti. Il consiglio di classe è convocato al completo, alla presenza del Dirigente Scolastico che presiede la seduta. In alternativa, quest’ultimo può delegare il compito ad un docente sostituto (generalmente, al coordinatore della classe stessa). Uno dei temi più dibattuti sulla valutazione degli alunni è quello che riguarda la media aritmetica dei voti assegnati. Come è noto, gli alunni devono aver ricevuto un numero congruo di valutazioni per permettere al docente di esprimere una sintesi da presentare allo scrutinio. Ma questa deve tenere fedelmente in considerazione la media o può discostarsene secondo giudizi di carattere formativo?
La differenza tra valutazione formativa e sommativa
La valutazione ha per oggetto il processo formativo e i risultati di apprendimento delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione e formazione, ha finalità formativa ed educativa e concorre al miglioramento degli apprendimenti e al successo formativo degli stessi, documenta lo sviluppo dell’identità personale e promuove la autovalutazione di ciascuno in relazione alle acquisizioni di conoscenze, abilità e competenze.
L’art. 1 del D. Lgs. n. 62/2017 mette insieme il processo formativo e i risultati di apprendimento. La valutazione deve infatti misurare non solo il grado di preparazione, ma anche lo sviluppo dell’identità personale, promuovendo forme di autovalutazione. La valutazione formativa definisce prevalentemente i progressi e le modalità con cui si raggiungono determinati obiettivi, al contrario di quella sommativa che esprime invece un vero e proprio giudizio, traducibile in voti numerici e che racchiude al suo interno la verifica di abilità, conoscenze e competenze. Sostanzialmente, la valutazione sommativa dovrebbe sintetizzare le diverse valutazioni formative prodotte nel corso del periodo considerato.
I criteri di valutazione
In ogni scuola, i criteri di valutazione devono essere coerenti con quanto predisposto dal PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa). Non solo, però. Bisogna sempre tenere in considerazione i percorsi di apprendimento personalizzati e le Indicazioni Nazionali per il curricolo e le Linee guida (D.P.R. 15 marzo 2010 n. 87, 88 e 89).
Il Collegio Docenti è l’organo deputato a fissare numeri, tipologie e modalità di valutazione. Più spesso, però, sono i Dipartimenti disciplinari (che altro non sono che un’articolazione dell’organo collegiale di cui sopra) a fissare puntualmente le regole. Pur nel rispetto della libertà d’insegnamento (art. 1 D. Lgs. 297/1994), i docenti e, di conseguenza, i consigli di classe in sede di scrutinio, devono attenersi a tali criteri per la valutazione periodica e finale degli alunni.
I voti finali, quindi, devono rispettare la media aritmetica o no?
Appare evidente che la media aritmetica possa rappresentare la base di partenza. Se attuata correttamente, infatti, essa sintetizza al meglio le valutazioni formative prodotte nel corso del tempo. Dunque, in linea teorica potrebbe bastare per esprimere un corretto giudizio. Come richiamato, però, dall’art. 1 del succitato decreto legislativo, la valutazione ha per oggetto il processo formativo. Dunque, non può valutare esclusivamente i risultati di apprendimento, ma il percorso nel suo complesso. Si pensi ad alcuni casi specifici. Uno studente versa in condizioni di disagio familiare, linguistico, economico o sociale. In queste situazioni, i suoi progressi possono essere più lenti ma efficaci. Non può, dunque, essere penalizzato nel giudizio di valutazione conclusivo (periodico o finale che sia). I voti andrebbero a sfavorire un percorso che, magari, ha avuto necessità di ritmi differenti.
In conclusione, il docente, nel presentare la sua proposta di voto, dovrà considerare la media aritmetica come riferimento iniziale, discostandosene ove ritenga che i progressi abbiano avuto una valenza differente rispetto a quanto emerso dal dato algebrico ed integrando la decisione con elementi valutativi di genere formativo e non sommativo. Sarà poi il consiglio di classe a confermare o meno la proposta di voto.